ANNO SCOLASTICO 2018/2019

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VIAGGI D'ISTRUZIONE E VISITE GUIDATE

I° QUADRIMESTRE

IL 14 DICEMBRE

GLI ALUNNI DELL'ULTIMO ANNO DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA DEI TRE PLESSI (PIETRAMELARA-RIARDO-ROCCAROMANA) ASSISTERANNO ALLO SPETTACOLO TEATRALE CHE SI TERRA' PRESSO IL CINEMA "COTTON" DI PIEDIMONTE MATESE DAL TITOLO...

“DIVERSI” RACCONTI DI NATALE

 

PER I DETTAGLI DELLA TRAMA CLICCARE SU ...FORMAZIONE VISITE 2108/2019

 

ANNO SCOLASTICO 2017/2018

VIAGGI DI ISTRUZIONE E VISITE GUIDATE II° QUADRIMESTRE

CLASSI QUARTE PRIMARIA

GLI ALUNNI DELLE CLASSI QUARTE, VENERDI 20 APRILE EFFETTUERANNO LA SEGUENTE VISITA GUIDATA

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE (SEZIONE EGIZIA) - CAPODIMONTE E PALAZZO REALE

PER APPROFONDIMENTI DIDATTICI CLICCARE SU FORMAZ. VIS. 2017/2018

PER MOTIVI NON DIPENDENTI DA QUESTA ISTITUZIONE, IL VIAGGIO DELLE TERZE VERRA' EFFETTUATO IL GIORNO 18 APRILE.

CLASSI TERZE PRIMARIA

GLI ALUNNI DELLE CLASSI TERZE, IL GIORNO 13 APRILE,

EFFETTUERANNO UNA VISTA GUIDATA PRESSO

IL PARCO GEOPALEONTOLOGICO DI PIETRAROJA

E, DOPO UNA PAUSA PRANZO PRESSO UN AGRITURISMO DI FAICCHIO,

VISITERANNO

IL PARCO DEI DINOSAURI A SAN LORENZELLO.

 

PER GLI APPROFONDIMENTI DIDATTICI CLICCARE SU FORMAZ. VIS 2017/2018

VIAGGI DI ISTRUZIONE E VISITE GUIDATE I° QUADRIMESTRE CLASSI PRIME - SECONDE - TERZE

GLI ALUNNI DELLE CLASSI PRIME SECONDE E TERZE DELL'ISTITUTO COMPRENSIVO IL GIORNO 12 DICEMBRE 2017 ASSISTERANNO ALLO SPETTACOLO TEATRALE "UN NATALE DA FAVOLA" CHE SI TERRA' PRESSO IL CINEMA COTTON DI PIEDIMONTE MATESE

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VIAGGI DI ISTRUZIONE E VISITE GUIDATE I° QUADRIMESTRE CLASSI QUARTE

Gli alunni delle classi quarte dell'Istituto Comprensivo, il giorno 27 novembre,

avranno la possibilità di visitare le città di

Cava de' Tirreni e Salerno

Questo il programma del viaggio

 

Cava, cittadina dei presepi

Incontro dei partecipanti con le guide in Piazza San Francesco.

Visita guidata al centro storico di Cava dei Tirreni con introduzione alla Storia del Presepe Napoletano.

Nel nostro percorso, che partendo da Piazza San Francesco proseguirà attraverso le botteghe ed i negozi sotto i portici trecenteschi  del Corso Umberto I , incontreremo e visiteremo:

Corso Umberto I (allestimento natalizio).

I Presepi allestiti presso:

la Chiesa di San Francesco

la Chiesa della Madonna dell’Olmo
la Mostra di Arte Presepiale allestita presso una sala del Comune

il Presepe allestito dall’Associazione l’Arte del Presepe

il Medievale Borgo Scacciaventi

Il viaggio proseguirà verso la città di Salerno

Pausa pranzo in pizzeria

Mostra di Leonardo presso il Palazzo Fruscione

Visita  alle luminarie allestite in tutto il Centro in occasione dell’ annuale esposizione  LUCI D’ARTISTA

PER POTER APPREZZARE AL MEGLIO TUTTE LE COSE CHE VISITEREMO, POTETE APPROFONDIRE CON ALCUNE NOTIZIE SUI SITI DI INTERESSE

CAVA DE' TIRRENI

La città di Cava de' Tirreni sorge a ridosso del Mar Tirreno, a 5 km nell'entroterra della Costiera Amalfitana, rappresentandone, in pratica, la porta nord. L'abitato centrale si sviluppa a 198 m s.l.m., nella vallata situata tra due gruppi montuosi: ad est i Monti Picentini, prevalentemente dolomitici (Monte Caruso, Monte Sant'Adiutore, Monte Castello, Monte Stella, Monte San Liberatore e Colle Croce), ad ovest i Monti Lattari, prevalentemente carbonatici (Monte Finestra, Monte Sant'Angelo, Monte San Martino e Monte Crocella). La cima più alta è costituita da Monte Finestra (1138 metri). Sulle colline che circondano il centro della città in ogni direzione sono ubicate amene frazioni, residenza per molti cittadini.

I primi abitatori delle "terre de la Cava", furono i Tirreni, o Etruschi, per cui il 27 agosto 1862 l'amministrazione comunale cambiò il nome della città in Cava de' Tirreni. Ai Tirreni era attribuita la costruzione del porto di Marcina, identificato con Vietri che, con Cetara e Fonti, all'epoca facevano parte del territorio comunale. I reperti pre-romani custoditi nel Museo della Badia Benedettina sono in realtà pervenuti da altri siti, frutto di collezionismo archeologico degli abati nei secoli passati. Reperti attribuibili alle fasi insediative pre-romane, recuperati da fortuiti ritrovamenti in età moderna citati dagli storici locali, sono andati dispersi. I resti archeologici più antichi di frequentazione del territorio risalgono i ogni caso al IV-III sec. a.C.

Nel 1011 fu fondata l'Abbazia Benedettina della SS. Trinità. L'Abate San Pietro I (1079-1123) fondò ed edificò nell'XI secolo, a ridosso del Cenobio Benedettino, il villaggio di Corpo di Cava, protetto da alte mura e bastioni; in pratica il primo insediamento moderno della città di Cava.

Nel XIV e XV secolo si sviluppò il Borgo Scacciaventi, pregevole esempio di centro commerciale, caratterizzato da una via fiancheggiata da portici e da storici palazzi porticati. Una strada di una "perfetta regolarità", come scriveva Eduardo Gauthier Du Lys D'Arc nel suo "Voyage de Naples á Amalfi" (Paris 1829).

Il 7 agosto del 1394, il Papa Bonifacio IX, con una propria bolla, elevò "le terre de la Cava" alla dignità di città. Nacque allora il toponimo la Cava, denominazione che solo dopo l'unità d'Italia, a seguito di un referendum cittadino, fu modificata in Cava de' Tirreni.

CHIESA DI SAN FRANCESCO

Il Santuario di San Francesco e Sant’Antonio è sicuramente tra gli edifici sacri di maggiore interesse a Cava de’ Tirreni. La Chiesa, distrutta in seguito al terremoto dell’Irpinia del 1980, è stata di recente ricostruita. La costruzione del monumento ebbe luogo sul finire del Quattrocento, quando la vita commerciale e religiosa di Cava de’ Tirreni si concentrava proprio nella zona in cui oggi è presente la chiesa. L’apice della sua bellezza e del suo valore architettonico ed artistico la chiesa l’ha raggiunto tra il Seicento e il Settecento, come dimostrato dalle numerose testimonianze giunte fino a noi. La chiesa fu arricchita di numerose opere di valore artistico, testimonianza dell’importanza che l’edificio rivestiva a livello della vita religiosa locale. Una torre campanaria con orologio fu realizzata a fianco della facciata. Accanto alla chiesa è presente un convento all’interno del quale è possibile ammirare una biblioteca che custodisce volumi di prestigio. Alcune delle opere d’arte del primo edificio sacro si possono ammirare ancora oggi, esposte all’interno del Santuario francescano di San Francesco e Sant’Antonio.

CHIESA DELLA MADONNA DELL'OLMO

L’origine del culto alla Beatissima Vergine dell'Olmo risale all’XI secolo, secondo una leggenda tramandata dallo storico cavese  Agnello Polverino. Il quadro raffigurante la Vergine fu ritrovato da alcuni pastori, impigliato tra i rami di un frondoso olmo. Storicamente è accertata la presenza di un’edicola della Madonna fin dai tempi più antichi. Nel 1482 i confratelli del Sodalizio di Santa Maria dell’Olmo,  approfittando della circostanza del passaggio per Cava de' Tirreni del Santo Taumaturgo San Francesco di Paola diretto verso la Francia, lo pregarono di collocare la prima pietra del nuovo tempio.
In quell'occasione, lo stesso  Santo profetizzò che, passati circa 100 anni, sarebbero venuti i suoi figli a curare la nascente chiesa. La predizione si avverò nel 1582, ed i Minimi vi stettero fino al 1866, quando per le leggi eversive lo dovettero abbandonare.
Il 21 maggio del 1672 la città di Cava de' Tirreni per mezzo dei suoi Amministratori, dichiararono che la Beatissima Vergine dell’Olmo fosse la Patrona della Città.
Dopo la partenza dei Padri Minimi che per oltre 3 secoli aveva officiato presso il Santuario dell'Olmo, il tempio visse un periodo di grande decadenza ed il convento fu trasformato in caserma. 
Il 31 dicembre del 1896, arrivò a Cava de' Tirreni su invito del vescovo Mons. Giuseppe Izzo, il santo sacerdote Padre Giulio Castelli della Congregazione di Torino. Con il suo arrivo, egli fonda la Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, e attraverso la sua vita santa, dà vigore alla casa di Dio. La Chiesa della Madonna dell'Olmo, dichiarata Basilica minore, è strutturata ad una sola navata con piccole cappelle laterali. 
Il soffitto è interamente dipinto con quadri raffiguranti episodi della vita di S. Francesco di Paola, risalente al 1683 dal pittore Michele Ragolia di origini palermitane.
Guardando l'altare maggiore all'interno della Basilica sul lato destro di notevole pregio è la Cappella del Crocifisso in cui è custodita una scultura ligne risalente al XVII di autore ignoto. 
Poi vi è la Cappella di San Filippo Neri, dipinto su tela del pittore Paolo De Matteis (1695). Il quadro raffigura San Filippo Neri e San Carlo Borromeo genuflessi dinanzi alla Santissima Trinità. 
Guardando sul lato sinistro, incontriamo la Cappella del Sacro Cuore di Gesù, fino al 1924 è stata la Cappella che ha custodito il quadro della Madonna dell'Olmo. Tale Cappella possiamo definirla un gioiello di arte, ricca di un altare di marmo multicolore.  La Cappella è recintata da tre balaustre con cancello di metallo.
Più avanti s'incontra la Cappella di Sant'Anna dove è situato un mezzo busto della Santa con la Vergine Bambina realizzato da Giacomo Colombo nel 1671. 
Un'altra opera di notevole pregio è la Cappella della Vergine Immacolata dove vi è incastonata una statua marmorea della Madonna arricchita da bassorilievi marmorei rappresentati alcuni dei titoli più belli alla Vergine. L'opera del 1594 è dello scultore Michelangelo Naccherino.  
Degno di ammirazione è il pulpito marmoreo realizzato dallo scultore cavese Alfonso Balzico. Il pulpito poggia sul dorso di due superbi animali, un toro e un leone, ornato da vivaci bassorilievi con simboli evangelici.
Un'attenzione particolare merita il monumentale trono posto sull'altare maggiore. Quando fu costruito il Santuario, i Padri Minimi dopo la loro venuta, diedero lustro a loro Fondatore San Francesco di Paola, infatti a Lui riservarono l’altare maggiore, mentre per la Madonna dell’Olmo pur essendo Patrona della città, gli fu riservata una decorosa cappella, oggi quella del Sacro Cuore.
Allontanati i Minimi, la devozione a san Francesco di Paola cominciò ad essere meno sentita, e Padre Enrico Schiavo dell’Oratorio, lanciò una brillante idea: trasferire l’Immagine della Madonna sull'altare maggiore. La risposta al progetto per la nuova sistemazione fu affermativa e unanime. 
L'opera fu affidata allo scultore Francesco Jerace, nato a Polistena (Reggio Calabria 1853 e morto a Napoli 1937. Questi, piantò nel presbiterio, al di sopra della mensa e del ciborio, un magnifico olmo di bronzo e vi collocò il quadro della Madonna nel mezzo dell’intreccio dei rami, ponendo ai piedi della bronzea pianta le statue marmoree di quattro santi S. Adiutore, primo vescovo di Cava; Sant’Alferio, fondatore dell’Abbazia benedettina; San Francesco di Paola, fondatore dei Minimi; San Filippo Neri, fondatore della Congregazione dell’Oratorio. 
Il caratteristico trono piacque, Francesco Jerace come scultore aveva risolto il problema in modo brillante e nel 1924 il quadro della Vergine dell'Olmo trovò la sua collocazione definitiva.
Il 17 ottobre 1918, il Vescovo di Cava e Sarno, Monsignor Luigi Lavitrano smembra le antiche Parrocchie di San Pietro a Siepi e Sant'Arcangelo creando così nuove Parrocchie e, successivamente, con Decreto dell'8 settembre 1919 istituisce la Parrocchia di Santa Maria Incoronata dell'Olmo che sarà affidata a Padre Enrico Schiavo, che ne prenderà il possesso canonico in data 01 gennaio 1920.
Il Tempio della Madonna dell'Olmo è stato dichiarato Santuario diocesano dal 5 agosto 1931 ed è stato elevato a Basilica Minore dal Papa Pio XI.
Il Santuario, è meta di concorso di popolo non solo nel periodo di settembre, ma in tutto il periodo dell’anno, ma specialmente nei giorni della festa della Beatissima Vergine dell'Olmo, Celeste Patrona della città di Cava de' Tirreni, chè viene solennemente celebrata l’8 settembre, giorno della Natività di Maria, fin dal 1581 (Decreto di Mons. Alemagna de Cardona).
Nel 2010, un artistico portone di bronzo è stato realizzato, riproducendo l'immagine della Vergine dell'Olmo, opera dello scultore Giuseppe Ciolli di Napoli.

BORGO SCACCIAVENTI

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L’origine del borgo di Cava de’ Tirreni, quello chiamato Borgo Scacciaventi, ha una storia molto antica.Dobbiamo tornare all’XI secolo, quando ai piedi del Monte Finestra, arrivò un gruppo di monaci, richiamati dalla santità di un nobile longobardo, Alferio Pappacarbone, che si era ritirato in quel luogo per una vita di contemplazione e di preghiera.Da quel piccolo gruppo di monaci, si originò l’Abbazia benedettina della SS. Trinità, che divenne uno dei centri religiosi e culturali più interessanti dell’Italia Meridionale.

L’abbazia cavese divenne talmente importante che cominciò ad attirare a sè gli abitanti del territorio circostante, e così, si andò formando, vicino al santuario, un villaggio fortificato, il Corpo di Cava, che ovviamente dipendeva dall’autorità abbaziale. La popolazione del villaggio del Corpo di Cava, in seguito, stancatasi dell’eccessiva dipendenza dagli abati, si rivoltò contro il Monastero cavese nel 1364. L’Abbazia della SS. Trinità, così, fu costretta a rinunciare ai diritti feudali e tutto l’apparato amministrativo ed economico della città si spostò più giù, verso la valle, finalmente indipendente.

Così, pian piano, iniziò a formarsi il borgo di Cava, e sorsero numerose botteghe sormontate dai famosi portici. La funzione dei portici era quella di proteggere le merci dalle intemperie. Il borgo di Cava, da piccolo, divenne sempre più grande, perchè aumentavano le botteghe con le loro case di palazzo, e alla fine assunse il nome di Borgo Scacciaventi. Fu chiamato così perché una delle prime famiglie che vi abitò fu quella degli Scacciaventi. I primi anni, il Borgo Scacciaventi era protetto da mura ed aveva due porte, l’una a settentrione, l’altra a sud, che poi furono abbattute per decisione del comune. In questa zona cominciarono poi a sorgere i parlamenti e le Curie dei Notai, e ben presto a Cava l’artigianato fiorì talmente tanto che diventò famoso in tutto il territorio napoletano per la tessitura, la tintura delle stoffe e le manifatture della lana e della seta. Nel ‘500 il Borgo Scacciaventi, unico in Italia meridionale per la presenza dei portici, sede della maggior parte degli scambi commerciali, fu attraversato dalla Via Regia, che collegava la città di Salerno a Napoli. La continua evoluzione del Borgo negli anni ha fatto si che la struttura dei portici sia molto varia, con archi e soffitti tutti diversi tra loro e pieni di particolarità. Essi rappresentano perciò, una bella testimonianza del cambiamento degli stili artistici attraverso i secoli. I palazzi con i porticati sono dei veri capolavori di archittettura del tempo, frutto del sapiente lavoro dei muratori cavesi, noti in tutto il regno di Napoli come “maestri fabbricatori”. Col passare del tempo i nuovi palazzi si sono uniti agli altri già esistenti formando un percorso che va da P.zza S. Francesco fino a S. Vito, comprendono una distanza di circa duemila metri. Il Borgo Scacciaventi con i suoi portici è davvero caratteristico ed unico nel Mezzogiorno d’Italia.

Lorenzo Giustiniani alla fine del Settecento ne parla, descrivendolo così:

«A me piace molto la città della Cava, e specialmente la ben lunga strada, che vi si vede tutta porticata, e sempre ricca, ed abbondante di viveri, da rassomigliarsi quasi ad una delle migliori di Napoli».

Oggi, per chi viene a visitare Cava de’ Tirreni, la passeggiata sul corso con i famigerati portici è d’obbligo, come anche il giro per le vetrine dei negozi. Il commercio a Cava rimane ancora una delle attrazioni principali tuttora. Chi passeggia tra i portici può godere di una particolare atmosfera incantevole, tra antichità e modernità. Oltre ai portici, si possono ammirare altre bellezze architettoniche, in piazza Duomo, per esempio si può visitare la cinquecentesca Cattedrale restaurata e l’artistica fontana dei delfini, dello scultore cavese Alfonso Balzico. Andando avanti direzione Salerno, procedendo sul Corso, si arriva al Largo Comizi, dove si possono ammirare le splendide e stupende architetture pre-barocche di S.Giovanni e dalla Chiesa del Purgatorio, erette dagli Artisti, fecenti parte delle omonime arciconfraternite fondate nel 1596. Dopo la Chiesa del Purgatorio, inizia il vero e proprio Borgo Scacciaventi, e qui da notare gli antichi palazzi con i portali in pietra scolpita e con le corti con stile architettonico aragonese. Al termine del Borgo Scacciaventi si apre la luminosa Piazza S. Francesco con la cinquecentesca Chiesa della Madonna dell’Olmo , insieme al Santuario e al Convento di S. Francesco.

SALERNO

Salerno occupa una posizione geografica privilegiata di cerniera tra la Costiera Amalfitana e la Costiera cilentana. Capoluogo di una tra le province più grandi d'Italia e dal primato invidiabilissimo di vedere circa il 60% del proprio territorio protetto dall'UNESCO con circa 200 chilometri di coste.
Pur essendo i servizi ed il commercio i punti forti dell'economia cittadina comincia ad affermarsi anche il turismo mentre il tentativo degli anni 60 di creare una forte realtà industriale può essere considerato sostanzialmente fallito.
Il nome di Salerno è stato reso celebre nel mondo dalla famosa scuola medica salernitana, centro di eccellenza per la medicina durante il medioevo dove anche le donne non solo studiavano ma insegnavano.Trotula de Ruggiero, Abella salernitana, Rebecca Guarna, Mercuriade, Costanza (o Costanzella) Calenda, Francesca Romana, sono le più famose mulieres salernitanae, donne addottorate nell' arte medica.
Del periodo medioevale, in cui godette del massimo splendore, il centro storico conserva moltissime testimonianze e la struttura sostanzialmente intatta anche perché la città moderna si è sviluppata prevalentemente nelle zone pianeggianti risparmiando l'area pedemontana del colle Bonadies dove la città antica è arroccata. Il sistema difensivo della città faceva fulcro sul castello di Arechi, una fortezza praticamente inespugnabile che, al contrario di molti altri manieri, non ha subito alcuna trasformazione in palazzo nobiliare mantenendo il suo aspetto arcigno e altero. Dal castello il turista può godere dello stupendo panorama della città e del Golfo di Salerno e visitare il piccolo museo situato al suo interno.A difesa del lato orientale è situato il forte La Carnale il cui nome è dovuto al piccolo promontorio su cui sorge che nell'872 vide uno scontro a sorpresa organizzato dai salernitani contro una colonna di saraceni intenzionati ad assediare la città e che lasciò una quantità notevole di morti ad imputridire (il carnaio appunto).

La tumultuosa espansione degli anni 60 ha fatto si che il forte, anticamente situato in posizione periferica, oggi si trovi al centro e faccia un po' da confine tra la parte occidentale e quella orientale di Salerno. Imperdibili il Duomo, costruito dal principe normanno Roberto il Guiscardo e dedicato al Santo patrono San Matteo; il museo provinciale, il museo diocesano e il museo della Scuola Medica Salernitana; la cinquecentesca Chiesa dell'Annunziata con un bel campanile barocco del Sanfelice; Piazza Flavio Gioia, detta la rotonda per la sua caratteristica forma su cui si apre la settecentesca Porta Nuova da cui si entra nella città antica;le sfarzose ed ammiccanti chiese barocche disseminate per tutta la città.
L'esteso Lungomare Trieste offre un luogo dove passeggiare piacevolmente o attendere il momento dell'imbarco sulle navi turistiche che affollano i due porti principali. Una fitta presenza di bar e ristoranti caratterizzano la cosiddetta movida salernitana dove chi ama le ore piccole troverà occasioni di svago è potrà gustare le specialità tipiche a base di pesce. Il verde pubblico è assicurato da 4 parchi principali e una rete di ville comunali. Il parco del Mercatello, con i suoi 10 ettari di estensione è uno dei parchi urbani più grandi d'Italia, in relazione al numero dei residenti, (congiunge tre quartieri: Mariconda, Mercatello e il Quartiere Europa); il parco Pinocchio è dedicato ai più piccini mentre l'adiacente parco dell'Irno vuole svolgere un ruolo didattico oltre che distensivo; il parco del seminario offre panorami spettacolari grazie ai suoi terrazzamenti. Una sosta sotto gli alti alberi della villa comunale non può mancare, specie d'estate. I Giardini della Minerva svolgono un ruolo prevalentemente culturale, l'area su cui sorgono è servita nei secoli ai medici della scuola medica salernitana per coltivare le piante da cui trarre i principi attivi necessari alla produzione di farmaci ed ancora oggi tra le antiche vasche ed aiuole è possibile fare la conoscenza di specie vegetali dalla diversa provenienza.

PALAZZO FRUSCIONE

Il palazzo Fruscione è situato nella parte più antica del centro storico di Salerno, nei pressi dell'antica strada dei canali della Salerno romana. La costruzione, iniziata nel XIII secolo, si basa in parte sulle rovine di un complesso termale di epoca imperiale, e si trova vicino alla corte antica arechiana. Il suo proprietario è stato probabilmente il medico salernitano Giovanni da Procida.

La sua posizione nel passato ha portato a ipotizzare l'errata identificazione con la residenza del duca Arechi II. Questa tesi era infondata perché il Chronicon Salernitanum colloca la cappella palatina di San Pietro a Corte, nel nord del palazzo di Arechi: Palazzo Fruscione, invece, si trova a nord della suddetta chiesa.

Alcuni studiosi lo ritennero la reggia arechiana, altri un semplice edificio di pregio di età medioevale e altri ancora un rifacimento di epoca sveva del palazzo di Arechi II. Al 1738 risale un documento notarile che descrive l'edificio, dal documento si evince che palazzo Fruscione non era sede di civili abitazioni ma una "casa di alloggiamento" e da ciò si spiegano le numerose stalle situate al piano terra.

Duranti i lavori di restauro degli anni '10 del XXI secolo sono state rinvenute tracce di muratura che rinviano ad un complesso termale d'epoca imperiale, dei mosaici e degli affreschi del II secolo. L'ambiente con il mosaico, le cui pareti sono ricoperte da decorazione in rilievo di stucchi e dipinti, apparteneva alle terme romane costruite tra il primo e il secondo secolo dC, identificati nel parco del palazzo posto nel sud del palazzo Fruscione. Tracce di tre seguenti restauri del mosaico fanno capire che i bagni erano popolari fino alla metà del V secolo. All'interno dello scavo sono stati trovati due tombe che hanno restituito i resti umani di due maschi adulti di età compresa tra i 30 e i 40 anni.

IN OCCASIONI DELLE LUCI D'ARTISTA 2017/2018, NEL PALAZZO FRUSCIONE E' STATA ALLESTITA UNA MOSTRA DEDICATA A "LEONARDO DA VINCI - IL GENIO DEL BENE"

In esposizione le macchine, realizzate artigianalmente dalle sapienti mani del Maestro Mario Paolucci, su progetti originali di Leonardo da Vinci, sia in scala sia a grandezza naturale e realmente funzionanti tali da essere usate. Inoltre saranno esposte riproduzioni dei capolavori e dei codici di Leonardo. La mostra, dal titolo “Leonardo da Vinci – il Genio del Bene”, patrocinata dall’Amministrazione Comunale di Salerno, ci consente di ammirare da vicino, e perfettamente funzionanti, diverse macchine inventate dal grande genio di Leonardo da Vinci: ci saranno infatti macchine per il volo, come il predecessore del paracadute, una bicicletta, una sega idraulica e molte altre invenzioni.
Tutte le macchine sono funzionanti e possono essere toccate e provate, “per consentire un’intensa esperienza percettiva sensoriale attraverso cui attivare meccanismi emotivi e cognitivi.” L’esposizione si pone l’obbiettivo di divulgare l’opera del grande personaggio del rinascimento che svolse ruoli di pittore, architetto, scienziato, inventore, scultore, scenografo, musicista: uno dei più grandi Geni che l’Umanità abbia mai avuto.
Ognuna delle riproduzioni sia di quadri, che di macchine e di meccanismi esposti, è dotata di un Qrcode, (un codice a barra) che inquadrato con un qualsiasi smatphone, restituisce le informazioni sull’opera, provenienza, epoca, ubicazione ed ovviamente una descrizione multilingue.
La mostra, inoltre si completa con una serie di video multimediali e filmati di repertorio National Geografic, sulla vita del Genio Toscano, ed una serie di pannelli illustrativi e descrittivi dei famosi codici Vinciani, per un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo.
Fino ad oggi la Mostra è stata allestita a Roma, Firenze, Milano, Matera, Abu Daby, Sidney e Wenzhou in Cina.
Inoltre per la gioia dei grandi e il divertimento dei più piccoli, alla fine del percorso espositivo c'è la possibilità di " travestirsi" da Leonardo da Vinci e provare a costruire con le proprie mani alcune delle macchine in esposizione: il ponte girevole, il ponte ad incastro, il paracadute, la camera degli specchi, il crik etc, in modo da vivere una esperienza estremamente divertente, ma altamente intuitiva e valida sotto un profilo didattico e cognitivo.

La visita alla mostra su Leonardo da Vinci a Palazzo Fruscione, che è situato nel cuore del Centro Storico di Salerno,in Vicolo Adelberga, 19, proprio di fianco al Duomo di San Matteo, rappresenta anche un’ottima occasione per vivere la magica esperienza delle "luci d’artista" la più spettacolare e suggestiva esposizione di opere d'arte luminosa, installate in tutte le strade, le piazze ed aree verdi della Città.
 

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Si terrà dall’11 novembre 2017 al 21 gennaio 2018 la dodicesima edizione delle Luci D’Artista a Salerno.

Temi delle Luci d’artista a Salerno 2017/2018

La città sarà arricchita dalle fantastiche luminarie che saranno divise in 4 temi principali in vari luoghi: Mito, Sogno, Tempo e Natale. Per avere approfondimenti sui personaggi e le storie raccontate, si potranno utilizzare i QrCode disseminati sulle strade.

Natale

Albero di Natale – Piazza sedile di Portanova
L’albero di luce – Piazza Plebiscito
La Madonna col Bambino – Largo Abate Conforti (Complesso Monumentale di Santa Sofia)
La Renna di Santa Claus – Piazza Monsignor Grasso
Gli Angeli – Area antistante Cattedrale S. Matteo, via R. Il Guiscardo, piazza Alfano I
 La sfera– Piazza Giancamillo Gloriosi
Arriva il Natale – piazza Caduti di Brescia
Natività – Corso G. Garibaldi San Pietro
L’Annunciazione – Piazza Vittorio Veneto sacro Cuore
La grotta – Forte La Carnale via Scillato
La stella Cometa – Piazza Vittorio Veneto

Mito

I miti del mediterraneo – Piazza Flavio Gioia
Mosaico – via Porta Catena
Tradizioni della costa d’Amalfi – piazza S.Agostino, Largo Dogana Regia
Lumina Minerva – Giardino della Minerva
Il Mito di Nello Ferrigno – via Rocco Cocchia
Sculture di Luce – Piazza Vittorio Veneto: Don Chisciotte, il Poeta, Metamorphosis, il Tuffatore, Pulcinella e il Topolino

Sogno

Lo Zoo che Vorrei – Villa Comunale
Astri e pianeti – largo Sedile di Campo
Costellazioni – via Quaranta, via Diaz, via Manzo
Le cose del Mondo – via Trento e via Posidonia
Moonlight – Arenile di Santa Teresa
Cyrcus- via Santa Mrgherita
Armonia di stelle – via Volpe, via Nizza
Orsetti volanti – piazza Casalbore, via Conforti, via Ventimiglia, via Fatima

Tempo

Boutique floreali – via Porto, via Ligea
Antartide – Lungomare Trieste, spiaggia di Santa Teresa
Gli spazi infiniti– Corso Vittorio Emanuele
Alberi di Neve– Corso Giuseppe Garibaldi
Magia Floreale – via Carmine, Via dei Principati
Cielo siderale – centro storico, via Mercanti, vie laterali
Onde giocose – via Settimio Mobilio
Fiocchi e nastri –via Luigi Guercio
Peonie Giganti – via Poseidonia,via Torrione
Waves – Piazza Cavour
Arriva l’inverno–via Arce, via Velia, via Fieravecchia

Mostra di Leonardo Da Vinci

Presso Palazzo Fruscione, si terrà una mostra dedicata alla vita, le opere e le macchine di Leonardo Da Vinci. La mostra si intitola “Leonardo da Vinci – il Genio del Bene” e permetterà di ammirare e toccare diverse macchine costruite dal Maestro Paolucci su modelli originali di Leonardo: dalla macchina per il volo alla bicicletta. Attori professionisti in costume d’epoca accompagneranno i visitatori nella mostra illustrando le macchine ed il loro funzionamento e spiegando le opere che saranno contestualmente dotate di QRcode che restituirà le informazioni come provenienza, epoca e ubicazione. Saranno disponibili in più lingue.

 

VIAGGI DI ISTRUZIONE E VISITE GUIDATE I° QUADRIMESTRE

CLASSI QUINTE

Gli alunni delle classi quinte, il giorno 20 novembre, avranno la possibilità di visitare la

NAPOLI PRESEPIALE

Questo il programma

Incontro dei partecipanti in Piazza del Gesù Nuovo e illustrazione della storia del Presepe Napoletano.

Visita guidata: della chiesa del Gesù Nuovo, della chiesa di Santa Chiara, di Piazza di S. Domenico Maggiore e passeggiata tra le strade più rappresentative della tradizione presepiale: San Biagio dei Librai e San Gregorio Armeno.

Pausa pranzo con pizza presso la pizzeria "Napoli in Bocca" (di fronte al Teatro San Carlo).

Trasferimento in pullman presso il Museo di San Martino e il CAstel Sant'Elmo con visita guidata.

 

PER EFFETTUARE QUESTA ESPERIENZA NEL MIGLIORE DEI MODI, VI PRESENTIAMO UNA SCHEDA DI RIFLESSIONE/LAVORO GRAZIE ALLA QUALE POTRETE APPROFONDIRE CENNI STORICO-ARCHITETTONICI, CURIOSITA' E TRADIZIONI CAMPANE LEGATE ALL'ITINERARIO PROPOSTO

IN BASSO (al termine della scheda) TROVERETE ALCUNE NOTIZIE SUI PRINCIPALI MONUMENTI DA VISITARE

SCHEDA DI APPROFONDIMENTO

NAPOLI PRESEPIALE

 

La Chiesa del Gesù Nuovo è nota anche come……

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Nella Cappella della Visitazione si celebra il culto di un grande Santo. Ne conosci il nome?

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Quale fu la prima denominazione data al Complesso Monumentale di Santa Chiara?

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Perché fu cambiato il suo nome?

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Sai che cos’è un …CHIOSTRO?

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Perché la Certosa di San Martino fu costruita sulla collina del Vomero?

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Perché questa collina si chiama Vomero?

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Quando iniziarono i lavori di costruzione della Certosa?

(Barra la casella esatta)

□1510                 □1325                 □1679

 

Chi fu il fondatore dell’ordine dei certosini?

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Attualmente la Certosa ha la funzione di:

 

□chiesa               □biblioteca                  □museo

 

Che cosa significa il termine presepe?

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Chi era Michele Cuciniello?

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Perché nel prestigioso presepe Cuciniello la Natività è inserita in un tempio pagano distrutto?

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Che cosa sono gli scarabattoli?

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Di che epoca è il Castel Sant’Elmo?

 

□romana            □greca                □medioevale

 

Che forma ha la struttura di questo castello?

□circolare           □una stella a sei punte                  □ovale

 

Quale funzione ha avuto per diversi anni “ospitando” anche molti personaggi noti?

 

□albergo             □carcere             □ristorante                  □università

 

Conosci qualcuno di questi personaggi?

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Perché, sin da quando era una torre di osservazione normanna, la sua posizione si può definire strategica?

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Da compilare al termine della tua esperienza

 

Qual è la cosa che ti ha colpito maggiormente e perché?

 

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QUALCHE CENNO STORICO SUI MONUMENTI PIU' IMPORTANTI CHE INCONTREREMO NEL NOSTRO PERCORSO

LA CHIESA DEL GESU' NUOVO

La chiesa del Gesù Nuovo rappresenta un unicum a Napoli in quanto singolare esempio di palazzo privato trasformato in edificio ecclesiastico. Intitolata alla Madonna Immacolata, sin dal primo momento però l’edificio venne identificato come “Chiesa del Gesù Nuovo”, distinguendola così da un’altra Chiesa preesistente, detta del Gesù Vecchio.

Il palazzo dei Sanseverino, noto come il Gesù Nuovo, fu costruito nel 1470 per ordine di Roberto Sanseverino principe di Salerno, nel 1547 fu confiscato da Pedro di Toledo e fu donato ai gesuiti che ne iniziarono la ristrutturazione nell’aprile del 1584, lasciando intatti solo la facciata bugnata (pietre appuntite) ed il basamento e costruendo all’interno una magnifica chiesa barocca.

La scelta dei religiosi  non era stata casuale: il palazzo, infatti, oltre a affacciarsi su una delle rare piazze cittadine, con opportune modifiche poteva essere trasformato in un edificio di culto, venendo così incontro anche alla richiesta dei partenopei di non demolire la cosiddetta “reggia dei Sanseverino”.

L’interno, in stile barocco con pianta a croce greca e suddiviso in tre navate, si presenta maestoso e vivace per il rivestimento marmoreo policromo delle pareti e la ricchezza degli altari. In tutto vi sono undici cappelle laterali con altrettanti altari, anch’essi ricchi di decorazioni. Nella cappella della Visitazione si celebra il culto di San Giuseppe Moscati, ricercatore, medico e docente universitario, canonizzato da Giovanni Paolo II il 25 ottobre del 1987.

 

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COMPLESSO MONUMENTALE DI SANTA CHIARA

Uno dei più famosi e belli tra i chiostri di Napoli si trova nel Monastero di Santa Chiara – un suggestivo sito agli occhi di turisti, curiosi e appassionati di arte.

I numerosi chiostri di Napoli rappresentano un patrimonio artistico e storico poco conosciuto. Passare dal caos delle strade del centro storico all’interno di un chiostro rappresenta un sollievo per l’anima e permette, in perfetto raccoglimento, di visitare veri e propri musei all’aperto, ammirando le opere dei maggiori artisti attivi a Napoli.

Edificata all’inizio del Trecento su commissione dei sovrani Angioini, nei pressi di piazza del Gesù e a due passi da san Domenico maggiore, il Complesso monumentale di Santa Chiara è uno dei monumenti più suggestivi di Napoli. A rendere questo luogo ancor più sorprendente vi è il chiostro interno con le sue bellissime maioliche, frutto dell’abilità e della qualità dell’artigianato napoletano. Oltre al Chiostro delle Clarisse, sono presenti anche due chiostri più piccoli, quello dei Frati Minori e il Chiostro di Servizio.

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Il Chiostro Maiolicato del monastero di Santa Chiara, sorto in stile gotico, non appare così come fu edificato, fu infatti modificato nella prima metà del Settecento da Domenico Antonio Vaccaro che ha realizzato due viali che si incontrano e dividono in quattro parti il giardino che è circondato da 64 pilastri maiolicati e decorati con bellissime mattonelle policrome in stile rococò.

I decori raffigurano tralci di viti e glicini mentre le spalliere dei sedili che separano i pilastri sono decorate con raffigurazioni mitologiche, agresti e marine. Colori come il verde, il giallo e il blu, assicurarono una perfetta armonizzazione del chiostro con gli elementi architettonici circostanti, il giardino, gli agrumi e il cielo stesso.

Le pareti dei quattro lati del chiostro sono interamente coperte da affreschi, opera di un artista rimasto ignoto. Qui gli scenari idilliaci cedono il passo alle figure di santi, alle allegorie e alle scene dell’Antico Testamento ad eccezione del dipinto che raffigura la morte di una monaca, realizzato in corrispondenza del cimitero delle Clarisse. Le decorazioni proseguono sulle sedute tra un pilastro e l’altro ed ospitano scene della vita quotidiana dell’epoca.

Aprite gli occhi, ma soprattutto il cuore… Oggi il Chiostro maiolicato è uno dei siti più apprezzati dai turisti che di fronte a tanta bellezza non hanno altro da fare che spalancare gli occhi e rimanere lì ad ammirare la bravura e la tecnica dei mastri artigiani partenopei.

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Il Complesso Monumentale di S. Chiara, comprendente Chiesa, Monastero e Convento, fu innalzato dal 1310 al 1328 per volere del monarca Roberto D’Angiò e di sua moglie Sancia di Maiorca. I sovrani, entrambi devoti a San Francesco di Assisi e a Santa Chiara, vollero costruire una cittadella francescana che accogliesse nel monastero le Clarisse e nel convento adiacente i Frati Minori. La Chiesa, nucleo centrale dell’intero complesso, sorse con il titolo di Ostia Santa o Sacro Corpo di Cristo, dedicazione suggerita dal Miracolo Eucaristico di Bolsena, avvenuto nel 1264; la suddetta denominazione mutò da subito in Santa Chiara, probabilmente per lo straordinario numero di Clarisse presenti nel monastero.

PIAZZA SAN DOMENICO MAGGIORE

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Piazza San Domenico è una delle piazze più importanti di Napoli. Essa si trova  a breve distanza da piazza del Gesù Nuovo.

Trovandosi nel cuore del centro storico partenopeo, la piazza è crocevia di due importanti strade della città: Spaccanapoli e via Mezzocannone.

La piazza prende il nome dalla chiesa, di cui si ammira la zona absidale chiusa in alto da una cornice merlata, che si erge alle spalle dell'obelisco di San Domenico.

È uno dei luoghi più significativi della città perché, storicamente, rappresenta il limite orientale delle mura greche di Neapolis.[1] La piazza fu voluta da Alfonso I di Napoli, infatti proprio a lui si deve la grande scalinata a fianco dell'abside della chiesa di San Domenico Maggiore.

Nei secoli, ha avuto molteplici ruoli, da quelli politici a quelli commerciali. Lo slargo, contornato da palazzi monumentali, oltre ad ospitare la suddetta chiesa, tra le più belle della città, la cui facciata è caratterizzata da un'evidente influenza orientale, vede dominare al centro l'obelisco di San Domenico scolpito da Francesco Antonio Picchiatti, eretto su volere dei napoletani come ringraziamento per essere scampati ad un'epidemia di peste.

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A SPASSO PER SAN GREGORIO ARMENO E SAN BIAGIO DEI LIBRAI

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Via San Gregorio Armeno è la via dell’artigianato napoletano, una tappa obbligata per i turisti e per gli appassionati dell’arte presepiale, lungo la famosa Spaccanapoli, la strada che taglia di netto la città.
San Gregorio Armeno offre uno spaccato della Napoli antica che è arrivata fino ad oggi conservando le tradizioni della cultura partenopea. Natale è il periodo ideale per visitare via San Gregorio Armeno, infatti, con l’avvicinarsi della festività gli artigiani espongono presepi e statuine dei pastori sulle bancarelle e le vetrine dei tanti negozietti catturano lo sguardo dei passanti con i tesori dell’enogastronomia locale. Via San Gregorio Armeno è anche la strada dove sacro e profano si mescolano poiché lungo la strada si alternano chiese famose e bancarelle che vendono oggetti scaramantici della tradizione partenopea. Passeggiando per questa strada ci si imbatte in una successione di odori, di luci e di pastori della vecchia e della nuova Napoli.
La strada, inoltre, collega due dei decumani di Napoli: via dei Tribunali (Decumano Maggiore) e via San Biagio dei Librai (Decumano Inferiore).

Via San Biagio dei Librai è una delle sette strade dello Spaccanapoli, un tragitto che attraversa la città, ed è una delle mete dei turisti che vogliono visitare i mercatini natalizi di Napoli.

Via San Biagio dei Librai è un susseguirsi di palazzi secolari e chiese. La strada, come suggerisce il nome, è nota per il commercio dei libri ma anche per le bancarelle dell’antiquariato. San Biagio dei Librai è una delle vie dell’artigianato napoletano dove ognuno può ammirare l’eccellenza partenopea nel restauro e nei manufatti in ceramica, legno, cuoio e vetro. Nel periodo natalizio la via offre una passeggiata tra le bancarelle con gli addobbi, le antiche pasticcerie napoletane e le botteghe dei presepai che espongono le loro opere d’arte: presepi e pastori fatti a mano. Via San Biagio dei Librai, essendo parte del tragitto natalizio che va da piazza Dante a via San Gregorio Armeno, è parte di un tour nel quale luci, profumi e suoni si fondono, immergendo il visitatore nell’aria del Natale.
 
Questa via, non a caso, è una delle più visitate e fotografate dai turisti che vogliono portare a casa una cartolina del Natale a Napoli.
 

CERTOSA DI SAN MARTINO

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Storia della Certosa e del Museo

Per la realizzazione della Certosa di San Martino fu chiamato l'architetto e scultore senese Tino di Camaino, già famoso per il Duomo di Pisa, e capomaestro della corte angioina. Alla morte di Tino l'incarico di architetto del complesso di San Martino passò ad Attanasio Primario. Dell'impianto originario restano i grandiosi sotterranei gotici. Rappresentano una notevole opera d'ingegneria necessaria a sostenere l'edificio e a costituirne il basamento lungo le pendici scoscese della collina. Dalla ricerca iconografica e da rilievi ed osservazioni effettuate sulle strutture dei sotterranei, risulta verosimile l'ipotesi che il progetto di Tino di Camaino, abbia inglobato preesistenti strutture di tipo difensivo dell'antico castello di Belforte.

Nel 1581, si avvia un grandioso progetto di ampliamento della Certosa, affidato all'architetto Giovanni Antonio Dosio, destinato a trasformarne il severo aspetto gotico nell'attuale preziosa e raffinata veste barocca. Il crescente numero dei monaci impose una radicale ristrutturazione del Chiostro Grande: si realizzarono nuove celle, e fu rivisto l'intero sistema idrico. Il promotore di questa nuova e spettacolare veste della Certosa di San Martino è il priore Severo Turboli, in carica dall'ultimo ventennio del Cinquecento fino al 1607. I lavori avviati sotto la direzione di Dosio, vengono proseguiti da Giovan Giacomo di Conforto, che realizzerà la monumentale cisterna del chiostro.

Il 6 settembre 1623 inizia la collaborazione con il cantiere di San Martino dell'architetto Cosimo Fanzago, che, tra alterne vicende, durerà fino al 1656. Nato a Clusone (vicino Bergamo) nel 1591, Cosimo Fanzago giunge a Napoli nel 1606. Pur rispettando l'originaria impostazione di stile rinascimentale toscano di Dosio, Fanzago connoterà con il segno inconfondibile della prepotente personalità ogni luogo del monastero. Il primo contratto stipulato con i certosini incarica Fanzago del completamento del Chiostro Grande che, ad eccezione del cimitero e del pavimento, viene ultimato nel 1631. Cosimo diviene ben presto responsabile dell'intero cantiere e decide di mantenere i contratti con gli stessi pittori, scultori e artigiani già collaboratori di Dosio e di Conforto: sostanzialmente prosegue, sia pure imponendo la propria cifra artistica, il progetto di ampliamento del monastero e di ammodernamento degli spazi monumentali. Interviene infatti nella chiesa, negli ambienti annessi e negli appartamenti del Priore e del Vicario, avviando una serie di opere rimaste incompiute e spesso riutilizzate altrove.

L'opera di Fanzago si caratterizza per una straordinaria attività decorativa. La carenza, infatti, di marmi a Napoli comportava la necessità di importare marmi antichi di scavo da Roma, bianchi da Carrara, bardigli e broccatelli dalla Spagna, neri dal Belgio, breccia dalla Francia e infinite altre qualità per comporre il caleidoscopico universo vegetale riprodotto con la raffinata tecnica del commesso marmoreo. Un mondo figurativo tipicamente napoletano che deriva, tuttavia, da esperienze di matrice toscana e riceve nuova linfa e originalità dal genio di Fanzago. Cosimo trasforma le tradizionali decorazioni geometriche in apparati composti da fogliami, frutti, volute stilizzate, cui gli effetti cromatici e volumetrici, conferiscono un carattere di realismo e sensualità eccezionali. San Martino diviene così, negli anni '20 e '30 del Seicento, un luogo di eccellenza della sperimentazione dell'ornato dell'epoca. Tutta la decorazione della chiesa ne è un esempio, con gli splendidi rosoni di bardiglio che ornano i pilastri della navata, tutti diversi tra loro o gli intarsi marmorei delle lesene e i putti in chiave degli arconi delle cappelle.

Nel 1636 Fanzago è incaricato di occuparsi dei lavori per la facciata della chiesa, avviati nel 1616 dal 'piperniere' Tommaso Gaudioso: nel 1650 propone ai monaci un progetto diverso ma tale da riutilizzare la struttura già realizzata. La variante prevede che i mezzi pilastri dell'arco mediano siano demoliti e la crociera centrale dell'atrio sia sostenuta da quattro colonne di verde antico. I padri ritengono queste ultime staticamente insufficienti a reggere il carico della volta e interpretano il tutto come un tentativo di raggiro. Fanzago elabora quindi per il pronao una soluzione architettonica che preserva le strutture trecentesche - ben visibili attraverso gli occhi - rivestendole esternamente con il prezioso apparato marmoreo.

Al momento di lasciare la Certosa Fanzago riutilizza parte dei marmi già realizzati e non completa tutti i lavori in corso. Accade perciò che alcune opere siano successivamente riadattate o riutilizzate in altri contesti, come la splendida vasca a becco di civetta, sistemata un secolo dopo da Nicola Tagliacozzi Canale nel chiostrino adiacente al Refettorio. Intorno al 1723, al regio Ingegnere e architetto della Certosa Andrea Canale subentra il figlio Nicola Tagliacozzi Canale, più noto come incisore e creatore di apparati scenici. Comunemente definito architetto-scenografo, Nicola occupa un posto di assoluto rilievo nell'ambito della raffinata cultura settecentesca per quel che attiene la sperimentazione del gusto in tennini di decorazione e di integrazione tra ornato e struttura architettonica. Partecipa di quella densa e fervente espressione artistica che va sotto il nome di rococò e che si manifesta con una perfetta sintesi tra pittura, scultura e architettura.

Ormai vecchio, ma ancora a capo dei lavori di San Martino negli anni di Carlo di Borbone, il Regio ingegnere Tagliacozzi Canale progetta per il priore Giustino Nervini la decorazione in stile orientaleggiante di alcuni ambienti del Quarto, affrescati dal pittore Crescenzio Gamba. Oltre a testimoniare l'attualità del gusto della committenza certosina, sempre attenta e pronta a recepire le sollecitazioni della cultura artistica contemporanea, la decorazione del Quarto rappresenta ancora una volta il segno della costante attenzione di Nicola per gli aspetti ornamentali e scenografici.

Il complesso subisce danni durante la rivoluzione del 1799 ed è occupato dai francesi. Il re ordina la soppressione per i certosini sospettati di simpatie repubblicane, ma alla fine acconsente alla reintegrazione. Revocata la soppressione, i monaci rientrano a San Martino nel 1804. Quando gli ultimi monaci abbandonano la Certosa, nel 1812 il complesso viene occupato dai militari come Casa degli Invalidi di Guerra, fino al 1831, quando viene nuovamente abbandonato per restauri urgenti. Nel 1836 un esiguo gruppo di monaci torna a stabilirsi a San Martino per riuscirne poi definitivamente. Soppressi gli Ordini religiosi e divenuta proprietà dello Stato, la Certosa viene destinata nel 1866 a museo per volontà di Giuseppe Fiorelli, annessa al Museo Nazionale come sezione staccata ed aperta al pubblico nel 1867.

IL PRESEPE CUCINIELLO

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Napoli e il presepe costituiscono un binomio imprescindibile, non si può conoscere davvero Napoli senza una passeggiata tra le botteghe di San Gregorio Armeno, tra quelle statuine e le casette di legno e sughero che illuminano e avvolgono il Santo Natale. Tra tutti i presepi di Napoli ce n'é uno particolarmente completo e tra i più noti al mondo: il presepe Cuciniello conservato al Museo Nazionale di San Martino.

Michele Cuciniello era nato a Napoli nel 1823, uomo dai molteplici interessi, curioso ed eclettico, si laureò in architettura e iniziò a coltivare la passione per i pastori del Settecento, un campo in cui diventò ben presto molto ferrato. Compose anche opere teatrali, alcune delle quali rimaste inedite e acquistate presso gli eredi dal Museo che custodisce anche la sua raccolta più preziosa, il presepe.

Amico di Giuseppe Fiorelli, l’archeologo noto per aver ideato il metodo dei calchi delle vittime dell’eruzione del Vesuvio negli scavi di Pompei e fondatore del Museo di San Martino, fu grazie a lui che Cuciniello donò alla città la sua vasta e celebre collezione di pastori del Settecento.

La donazione composta da circa ottocento pezzi venne accolta dal direttore Demetrio Salazar, figura del Risorgimento, patriota entusiasta e storico dell’arte meridionale. Come condizione alla donazione, vi fu il personale allestimento da parte di Cuciniello in persona coadiuvato da un amico architetto. È per questo che il più celebre presepe del mondo porta il suo nome, perché non ne è stato solo il proprietario ma anche l’allestitore della scenografica grotta che costruì appositamente.

Lo ‘scoglio’ del presepe Cuciniello è composto da tre sezioni che corrispondono a tre episodi tradizionali che compongono la storia del presepe: la Natività, al centro, dentro un tempio romano diruto e sormontato dagli angeli come era la tradizione iniziata dai Padri Gesuiti. Il tempio si collega anche al gusto antiquario del tempo che con la scoperta dei siti archeologici vesuviani trae ispirazione per i paesaggi artistici sia in pittura che nelle arti applicate e inoltre nella simbologia religiosa il trionfo del cristianesimo sul mondo pagano. La struttura del tempio venne anche criticata per le proporzioni ridotte della struttura templare rispetto all’altezza dei pastori, una caratteristica che è divenuta poi assolutamente trascurabile nel presepe napoletano.

Altra sezione è la Taverna, in una casa a due piani con le vivande e gli avventori che la affollano accompagnati dal suono dei viandanti provenienti dalla Basilicata, gli zampognari; infine l’Annuncio ai pastori ambientato tra capanne con pastori e mandriani sorpresi dall’improvvisa comparsa dell’angelo annunciante. Questa parte è collegata al luogo dove è posta la Natività da un ponte ad arco.

L’allestimento è datato al 1879 e si trova al piano terra nella sala che un tempo era la cucina della certosa.

Il presepe è dotato di un impianto di illuminazione che simula l’alternarsi di alba, giorno, tramonto e notte. Molti hanno voluto vedere nelle scene caratteristiche del presepe Cuciniello, in tutta quella varietà di tipi e situazioni quotidiane, la firma dell’attività da commediografo del collezionista e architetto.

Oltre al presepe Cuciniello la raccolta del Museo Nazionale di San Martino custodisce anche altre stupende opere di pregevole fattura che contribuiscono a fare di questa la principale raccolta pubblica italiana dedicata alla produzione presepiale, che ha raggiunto i massimi vertici di qualità tra Sette e Ottocento. Da ricordare è il presepe Ricciardi col corteo di Orientali, poi il lascito dell’avvocato Pasquale Perrone che nel 1971 affidò al Museo la sua raccolta costituita da 956 oggetti di qualità, di cui alcuni sono montati nei caratteristici ‘scarabattoli’, vetrine lignee, che permettono la vista del presepe da più lati in cui possono essere allestite le scene tipiche dell’Osteria, la Natività, l’Annuncio ai Pastori.

Sono esposti anche figure presepiali più antiche come la Vergine puerpera del ‘300 in ligneo o le figure superstiti del grandioso presepe collocato nella Chiesa di san Giovanni a Carbonara, opera quattrocentesca degli scultori Pietro e Giovanni Alamanno.

CASTEL SANT'ELMO

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Storia del Castello

Le prime notizie relative a Castel Sant'Elmo risalgono al 1275. Nel 1329 Roberto d'Angiò affida l'incarico del suo ampliamento allo scultore e architetto senese Tino di Camaino che trasforma l'edificio in un vero e proprio palatium per il re e per la corte, a pianta quadrilatera, con due torri; nel 1348 viene definito nei documenti come castrum Sancti Erasmi, per la presenza in quel luogo di una cappella dedicata a Sant'Erasmo.

Nel 1456 un terremoto ne provoca il crollo delle torri e di alcune cortine murarie con relativi interventi di restauro a cura degli Aragonesi. Durante il viceregno spagnolo (1504-1707) il castello, chiamato Sant'Ermo e poi Sant'Elmo, forse per la corruzione del nome Erasmo, viene trasformato in fortezza difensiva per volere di Don Pedro de Toledo (viceré dal 1532 al 1553) e il progetto affidato a Pedro Luis Escrivà, ingegnere militare di Valencia. La costruzione dell'edificio nell'attuale configurazione, a pianta stellare, inizia nel 1537 e nel 1538 viene posta sul portale di ingresso l'epigrafe, sormontata dallo stemma di Carlo V con l'aquila bicipite asburgica.

Nel 1547 Pietro Prato costruisce la chiesa, distrutta nel 1587 da un fulmine con gli alloggi militari e la palazzina del castellano. Tra il 1599 ed il 1610 il castello è interessato da lavori di restauro, opera di Domenico Fontana, nel cui ambito viene riedificata la chiesa all'interno del piazzale, la dimora del castellano e il ponte levatoio.

Dal 1860, allontanatosi l'ultimo presidio borbonico, Castel Sant'Elmo è stato adibito a carcere militare fino al 1952. Successivamente la fortezza è passata al demanio militare fino al 1976, anno in cui ha avuto inizio un imponente intervento di restauro ad opera del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania. I lavori, durati sette anni, hanno reso possibile il recupero dell'originaria struttura, rendendo visibili gli antichi percorsi, i camminamenti di ronda e gli ambienti sotterranei.

Nel 1982 il complesso monumentale è stato dato in consegna alla Soprintendenza per Beni Artistici e Storici di Napoli, che ha proseguito importanti lavori di restauro, recuperando nuovi e moderni spazi espositivi.

Solo dagli inizi degli anni Ottanta si può affermare che Castel Sant'Elmo sia entrato a far parte a pieno titolo della vita di Napoli, avendo costituito fino allora l'emergenza monumentale più espressiva, ma anche più estranea alla sua vicenda sociale e culturale.

Dapprima cittadella delle truppe, poi carcere militare, l'immenso complesso è rimasto per secoli un corpo sostanzialmente estraneo allo sviluppo civile fino a che è diventato sede d’iniziative espositive e manifestazioni culturali che ne hanno modificato la vocazione e, di conseguenza, il ruolo urbanistico. La scommessa è stata colmare la 'distanza' dalla città e inventare un ruolo diverso per questo monumento. Il castello si propone come un centro polifunzionale rivolto ad ampliare sia il mondo della cultura grazie alla ricca fototeca e alla biblioteca di storia dell'arte "Bruno Molajoli", che quello dello spettacolo, con un auditorium che accoglie convegni, concerti, rappresentazioni teatrali e cinematografiche.

Dopo essere stato aperto per la Mostra dell'Antiquariato (1989) ha ospitato quella dedicata alla Aeropittura (1989), cui sono seguite moltissime altre esposizioni, tra cui spiccano All'ombra del Vesuvio (1990), Jusepe de Ribera (1993), Luca Giordano (2001), Gauguin e la Bretagna (2003), Gaspare Traversi (2003), quelle dedicate all'arte contemporanea a partire da Fuori dall'ombra (1991) e di Comicon, dedicate al fumetto.

Nel corso di questi ultimi venti anni la vocazione del complesso monumentale di Sant'Elmo si è andata focalizzando intorno ad un ruolo culturale e dialettico dalle vaste implicazioni e alla consapevolezza che, attraverso il dialogo tra le varie arti, discipline e culture, la Soprintendenza ha la possibilità di incanalare le iniziative verso un obiettivo di dialogo e di pace tra i popoli del mediterraneo, obbiettivo che proprio per la sua difficoltà, è tuttavia un compito inevitabile e un'aspirazione ineluttabile per chi vuole restituire alla cultura il suo senso più vero e profondo.

ANNO SCOLASTICO 2016/2017

SPETTACOLO TEATRALE 13 DICEMBRE CINEMA "COTTON" DI PIEDIMONTE MATESE

Babbo Natale e il mistero della lista scomparsa....non è più un mistero!

Oggi, infatti, presso il cinema Cotton di Piedimonte Matese si è svelato l'arcano!

Siete curiosi? Volete sapere anche voi cosa è successo? Ok! Vi accontentiamo!

Babbo Natale è intento a preparare la chilometrica lista dove ha scritto i desideri dei bambini di tutto il mondo. Lo aiuta in questa impresa il suo Elfo fidato Trock. Trock è molto stanco e, ad un certo punto, decide di scioperare...non vuole più aiutare Babbo Natale.

Anche la Befana è molto arrabbiata! Tutti i bambini del mondo scrivono a Babbo Natale e a lei...neanche un bigliettino. Babbo Natale cerca di consolarla....ma non ci riesce!

La giornata, iniziata male, continua con la sconcertante decisione della renna Alfredo di non trainare la slitta di Babbo Natale: ha i reumatismi e non ce la fa più.

Babbo Natale, disperato, va a dormire, ma durante la notte accade un evento tragico....

La Befana, la renna e l'elfo decidono di far sparire la lista. Vanno nello studio di babbo Natale e......

L'indomani mattina Babbo Natale si sveglia e non trova più la preziosa lista....Indaga e trova alcuni elementi che gli fanno subito capire chi siano i colpevoli: un pezzo di carbone, la campanella della renna e il ciondolo dell'elfo....

Li convoca, li interroga, ma, alla fine, si accorge che non c'era stato nessun furto e nessun colpevole...........

Aveva nascosto la lista nel suo cappello e non lo ricordava più!

Tutti fanno festa, si abbracciano e i lavori riprendono per far sì che sia tutto pronto per la notte del 24 dicembre....

TUTTO E' BENE CIO' CHE FINISCE BENE!!

E ADESSO QUALCHE FOTO DELLO SPETTACOLO E LE FOTO DEI GRUPPI CLASSE CON BABBO NATALE, LA BEFANA, LA RENNA ALFREDO E L'ELFO TROCK

DA SALERNO.....QUASI...IN TEMPO REALE!!!!

La Partenza...

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Siamo arrivati....inizia la nostra avventura...

Dopo la pausa pranzo...una ... dolce ... pausa...

E adesso la magia delle luci...

" BELLISSIMO ! "

Questa la prima reazione degli alunni delle IV e delle V che hanno partecipato al viaggio a Salerno. L'entusiasmo dell'esperienza ha permesso loro di "sfidare" ogni "avversità": il freddo, la stanchezza, le continue "attenzioni" dei docenti.... Hanno avuto un comportamento esemplare: frutto dell'educazione ricevuta dalle famiglie e dalla scuola (lo hanno confermato le guide che ci hanno accompagnato in questo percorso magico e lo ha detto anche il signor Gianluca, proprietario del "Gallon", dove i ragazzi, catapultati all'interno di una nave pirata, hanno potuto gustare un'ottima pizza). 

Ora attendiamo di raccogliere i frutti di questo viaggio che, tra storia, cultura e magia, ha affascinato piccoli e adulti.

Non appena saranno pronti pubblicheremo i loro prodotti scolastici.

Un grazie a tutti!

Altre foto del viaggio a Salerno...

Spettacolo Teatrale 13 Dic. 2016 presso Cinema Cotton Movie Piedimonte Matese - 3 ° Infanzia e 1° 2° 3° Primaria

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TIVOLI: VILLA D'ESTE E VILLA ADRIANA

MARTEDI 12 APRILE

*****TIVOLI: VILLA D'ESTE E VILLA ADRIANA*****

 

GLI ALUNNI DELLE CLASSI QUINTE DELLA SCUOLA PRIMARIA DELL'I.C. PARTECIPERANNO ALLA VISITA GUIDATA CON IL SEGUENTE PROGRAMMA:

 

Ore 10.30      

Incontro dei partecipanti con le guide davanti all’ingresso principale di Villa d’Este.

Ore 10.30-13.00

Visita guidata alla Villa e ai Giardini, incluse la Fontana di Nettuno e la Fontana della Rometta     

Ore 13.00-14.00     

Pausa pranzo con colazione al sacco presso la Villa Comunale adiacente a Villa d’Este.

Ore 14.00-16.00

Visita guidata a Villa Adriana, inclusi gli Scavi, la città di Adriano ed il Ninfeo

 

PER APPROFONDIMENTI SUI SITI DI INTERESSE CLICCARE SU

"FORMAZIONE VISITE D'ISTRUZIONE"

 

 

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SCAVI DI ERCOLANO - MAV - SCAVI DI OPLONTI

 

 

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PROSSIMA USCITA

SCAVI DI ERCOLANO - MAV - SCAVI DI OPLONTI

 

MARTEDI 5 APRILE GLI ALUNNI DELLE CLASSI QUARTE DELL'ISTITUTO COMPRENSIVO PARTECIPERANNO ALLA VISITA GUIDATA CHE AVRA' IL SEGUENTE PROGRAMMA:

Ore 10.00-12.30

         Appuntamento con la guida presso l’ingresso degli Scavi di Ercolano    

         Visita guidata agli Scavi di Ercolano

Ore 12.30-13.30

        Pausa pranzo con colazione al sacco

Ore 14.30-17.00

       Visita guidata al Museo Mav

       Trasferimento in bus fino a Torre Annunziata

       Visita guidata agli Scavi di Oplonti e alla Villa di Poppea

PER APPROFONDIMENTI SUI SITI DI INTERESSE CLICCARE SU

"FORMAZIONE VISITE D'ISTRUZIONE"

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Martedì 16 febbraio

Gli alunni della scuola primaria

dell’Istituto Comprensivo di Pietramelara assisteranno

presso il “Cotton Movie” di Piedimonte Matese

alla proiezione del film di animazione

LA STORIA

Tratto dal libro di Antoine de Saint-Exupéry, il film, diretto da Mark Osborne (già regista di Kung Fu Panda) racconta la storia di una bambina che si traferisce con la madre in un nuovo quartiere. Qui dovrà impegnarsi nello studio secondo una pianificazione estremamente articolata elaborata dalla stessa madre la quale, donna in carriera, vuole assolutamente che la figlia si inserisca nei corsi di una prestigiosa Accademia che prepara i manager del futuro. Il nuovo vicino di casa è un anziano aviatore che fa amicizia con la bambina e le racconta del suo incontro, avvenuto tanti anni prima nel deserto africano, con un Piccolo Principe, un enigmatico ragazzino giunto sulla Terra da un altro pianeta dopo un lungo viaggio tra gli asteroidi. La bambina, inizialmente, sembra voler resistere alla narrazione, ma, progressivamente, se ne fa catturare. Le esperienze dell'aviatore e il racconto dei viaggi del Piccolo Principe in altri “mondi” contribuiscono a creare un legame tra l'aviatore e la bambina. Affronteranno insieme una straordinaria avventura alla fine della quale la bambina avrà imparato ad usare la sua immaginazione e a ritrovare la sua infanzia. Infatti, la piccola protagonista, destinata a diventare precocemente adulta, si ribellerà al percorso pianificato dalla madre non per "non voler crescere" (alla maniera di Peter Pan), ma, piuttosto, per conservare e preservare, senza alcun timore, il proprio bambino interiore.

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QUALCHE NOTIZIA IN PIU’…

Chi è Antoine de Saint-Exupéry?

Aviatore per necessità, per il piacere di volare e il gusto dell’avventura, Antoine de Saint-Exupéry, nasce nel 1900, diventando uno scrittore noto le cui opere sono variamente premiate. È tra i pionieri della compagnia aerea Aeropostale. Il mestiere di pilota diventa per lo scrittore uno strumento d’investigazione per riflettere sulla condizione umana e il senso dell’esistenza di cui parla nei libri “Corriere del Sud”, “Volo di notte” e “Terra di uomini”. Durante la seconda guerra mondiale è pilota militare. Il 31 luglio 1944 il suo aereo viene abbattuto mentre compie una missione di ricognizione sorvolando il Mediterraneo.

Di cosa parla il libro Il Piccolo Principe?

Questo breve racconto è l’opera più conosciuta di Antoine Saint-Exupéry, pubblicata nel 1943. Si tratta di una favola poetica e filosofica per ragazzi, ma adatta anche agli adulti. Il Piccolo Principe è un bambino dai capelli color oro, che vive sull’asteroide B 612. Da lì parte per trovare degli amici. Durante il suo viaggio incontra vari «adulti» che hanno perso il candore e il buon senso dell’infanzia. Nel deserto incontra anche l’autore (il pilota) e gli racconta il suo itinerario in cui ogni tappa assume il valore simbolico di una lezione di vita. Dopo la prima pubblicazione il libro è stato tradotto in 180 lingue o dialetti e ne sono state vendute oltre 80 milioni di copie.

Chi sono gli altri personaggi del Piccolo Principe?

Un re che ha capito che per essere ubbidito si devono dare ordini ragionevoli. Un vanitoso, un ubriacone, un uomo d’affari che crede di essere proprietario delle stelle; una persona che accende i lampioni, un mercante di pillole che calmano la sete, un geografo che non esce mai dal suo studio. Tutti questi «adulti» sono «strani», hanno tutti dimenticato ciò che conta nella vita e si agitano senza sapere perché. Il pilota, che assomiglia come una goccia d’acqua a Saint-Exupéry e non ha dimenticato la sua infanzia di un tempo, è l’unico che riesce a capire il Piccolo Principe. I due diventano amici.

Qual è il significato sempre attuale del Piccolo Principe?

Pagina dopo pagina il racconto del Piccolo Principe ci insegna a vivere, amare, a capire il mondo che ci circonda: si vive bene solo se si fanno prevalere i sentimenti; conoscere significa addomesticare, addomesticare ci fa diventare responsabili per sempre di ciò che si ha addomesticato. Ogni uomo è responsabile della sorte degli altri e tutti insieme siamo responsabili del nostro pianeta. Il Piccolo Principe è diventato per la gente di tutto il mondo l’emblema della generosità al servizio degli altri, dell’amicizia, della solidarietà e della voglia di veder nascere un mondo migliore, più giusto, più equo, più sano, più pulito.  Il Piccolo Principe ci fa riflettere sul senso dell’esistenza in generale e sul nostro stare al mondo, sull’importanza di non giudicare dalle apparenze e di riscoprire l’essenza delle cose. Tutti dovremmo provare ogni tanto ad osservare il mondo con gli occhi di un bambino, il che non significa essere ingenui, ma privarsi, per quanto possibile, di quelle sovrastrutture che ci impediscono di esprimere a pieno i nostri sentimenti. Dovremmo provare a sospendere per un attimo il giudizio ed essere più empatici con ciò che ci circonda, sia esso un essere umano, un animale o un fiore.

QUESTA FIABA MODERNA PARLA A CHIUNQUE E' IN GRADO DI COGLIERNE L'ESSENZA!

E’ una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto,

abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato,

rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito.

E’ una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito,

non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele,

buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto.

Ci sarà sempre un’altra opportunità,

un’altra amicizia,

un altro amore,

una nuova forza.

Per ogni fine c’è un nuovo inizio!

                                                              da “Il Piccolo Principe”

Primaria

Istituto Comprensivo Pietramelara

Scuola Primaria

·       Il 2 dicembre Plesso di Roccaromana. (Viaggio ANNULLATO per un numero esiguo di partecipanti)

·       Il 3 dicembre classi I e II plessi di Pietramelara e Riardo (Viaggio ANNULLATO per un numero esiguo di partecipanti)

·       Il 15 dicembre classi III e IV plessi di Pietramelara e Riardo

Un fantastico viaggio al Villaggio di Babbo Natale

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Quest’anno il Santa Claus Village è all’interno della Mostra D’Oltremare di Napoli

al Padiglione 10 

con un Villaggio di più di 5.000 mq

 

Il Santa Claus Village è stato costruito da Babbo Natale e dai suoi Elfi nella notte dei tempi. 

Al suo interno si trovano luoghi magici. 

Sul mappamondo non ve ne son tracce ma…fatti guidare dalla fantasia e ti si apriranno le sue porte davanti agli occhi!!!

 

Progetto per le Scuole 

Dell’Infanzia e Primaria

 

Accoglienza musicale ai bambini in PIAZZA e introduzione al VILLAGGIO

VISITA ALLE AMBIENTAZIONI

Visita dell’ufficio postale, del grande archivio di Santa Claus, della camera di Babbo Natale, della Banca del Villaggio, della Farmacia di Babbo Natale, della magica Stanza delle “Chiavi”

 

MOMENTI INTERATTIVI/LUDICI

Laboratorio di cucina con creazioni di biscotti di pasta frolla 

Scuola Guida: per ottenere insieme agli Elfi la PATENTE ARTICA per condurre una slitta trainata da renne

Fabbrica dei Giocattoli: scoprite come gli Elfi costruiscono ed impacchettano i giocattoli da distribuire ai bambini di tutto il mondo

Ufficio Passaporti: per visitare il Santa Claus Village occorre il “passaporto”! Dove farlo??? Ma ovviamente nel nostro ufficio passaporti!!!!

 

SPETTACOLO CENTRALE

Christmas Show

Spettacolo della durata di 30 minuti che vede protagonisti Babbo Natale ed i suoi simpatici Elfi!!!

 

AREA DISCO PER BABY DANCE DI NATALE