A CAUSA DI AVVERSE CONDIZIONI METEOROLOGICHE, LA VISITA DIDATTICA DEL 2 MAGGIO E' STATA ANNULLATA E RIPROGRAMMATA PER IL GIORNO 29 MAGGIO C.A.

NAPOLI: CRATERE DEGLI ASTRONI

INFORMAZIONI UTILI

LEGGERE CON ATTENZIONE

IL PERCORSO DI VISITA È LUNGO COMPLESSIVAMENTE 3.700 M E INIZIA CON UN SENTIERO IRREGOLARMENTE SCALINATO DI 350 M CHE, CON UN DISLIVELLO DI CIRCA 80 METRI, SCENDE AL “QUADRIVIO” SUL FONDO DEL CRATERE.

LO STESSO SENTIERO ANDRÀ RIPERCORSO IN SALITA FINO ALL'INGRESSO, UNA VOLTA TERMINATA L’ATTIVITÀ.

DOPO IL SENTIERO DI DISCESA IL PERCORSO DI VISITA PROSEGUE SOSTANZIALMENTE IN PIANO, SU TERRA BATTUTA, CON TRATTI CIOTTOLOSI.

I SERVIZI IGIENICI SONO POSIZIONATI ALL'INGRESSO DELL'OASI E IN PROSSIMITÀ DELLE AREE DI SOSTA DELLA “VACCHERIA” E DELLA “VECCHIA FARNIA”.

RACCOMANDAZIONI

NELL’OASI CRATERE DEGLI ASTRONI LA NATURA È PROTETTA E QUINDI È NECESSARIO MANTENERE UN COMPORTAMENTO ADEGUATO AL CONTESTO, ONDE EVITARE QUALSIASI TIPO DI DISTURBO ALL’AMBIENTE NATURALE, PERTANTO:

- UNO DEI DOCENTI DEVE POSIZIONARSI ALLA TESTA DEL GRUPPO, INSIEME   ALLA GUIDA.

- VANNO EVITATI SCHIAMAZZI E URLA.

- NON È CONSENTITO PORTARE PALLONI.

- È VIETATO CATTURARE O FERIRE ANIMALI, DANNEGGIARE PIANTE E RACCOGLIERE FIORI O ALTRE PARTI DI PIANTE.

- LA RACCOLTA DI REPERTI NATURALI A SCOPO DIDATTICO VA EFFETTUATA SOTTO LA SUPERVISIONE DELLA GUIDA.

- SI CONSIGLIA UN ABBIGLIAMENTO DA SCAMPAGNATA, A STRATI E DAI COLORI NON VISTOSI, PANTALONI LUNGHI E SCARPE CHIUSE, DA ESCURSIONE O DA GINNASTICA.

- ALL’INTERNO DELL’OASI NON VI SONO BAR O PUNTI DI RISTORO, PERTANTO È NECESSARIO PORTARE CON SÉ TUTTO QUANTO NECESSITA PER LA PERMANENZA.

 

NAPOLI: CRATERE DEGLI ASTRONI

Riserva naturale Cratere degli Astroni

(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera)

Coordinate:  40°50′31.69″N 14°08′59.39″E (Mappa)

La riserva naturale Cratere degli Astroni è un'area naturale protetta situata nei comuni di Pozzuoli e Napoli, nella città metropolitana di Napoli. La riserva è stata istituita dal Ministero per l'Ambiente nel 1987, gestita dal WWF Italia.

È un cratere, uno dei più grandi tra i circa trenta che si trovano nella zona dei Campi Flegrei e sicuramente quello meglio conservato nella sua struttura. È attraversato da sentieri naturali ed osservatori per l'avifauna, attrezzati con pannelli esplicativi e bacheche, per un totale di 15 km di percorsi diversificati. Fino al 2005 è stato sede di un importante centro di recupero per la fauna selvatica.

Territorio

Il cratere ha un'estensione di circa 250 ettari ed un perimetro di circa 6,5 km.

All'interno del cratere vi sono 3 colli (Imperatrice, Rotondella, Pagliaroni) che ne occupano gran parte della superficie. La zona sud-occidentale è piatta con tre piccoli stagni (il maggiore è denominato "Lago Grande") ricchi di specie animali e vegetali. Durante il regno dei Borbone è stato uno dei siti reali di caccia, dove i sovrani organizzavano battute di caccia soprattutto ai cinghiali e ai cervi. L'attività eruttiva degli Astroni si è manifestata con 7 diverse eruzioni, iniziate circa 4100 anni fa e terminate circa un secolo dopo. Le eruzioni sono state prevalentemente di natura freatomagmatica (esplosive) e in parte effusive, con emissioni di lave che hanno generato alcuni rilievi interni, il Colle dell'Imperatrice, i Pagliaroni e la Rotondella, e il duomo lavico della Caprara.

La Riserva, che ricade nel comune di Pozzuoli, confina a sud con il cratere di Agnano (quartiere Bagnoli di Napoli), a est con il quartiere Pianura di Napoli, a nord con la via Montagna Spaccata/zona Pisani, a ovest con il cratere di Cigliano. La Tangenziale di Napoli costeggia il cratere da Pozzuoli / Via Campana fino ad Agnano.

Fauna

Queste alcune delle specie di uccelli, stanziali e migratori, che si possono trovare nel cratere: occhiocotto, scricciolo, capinera, merlo, pettirosso, fringuello, cinciallegra, cinciarella, codibugnolo, ghiandaia, picchio rosso maggiore, picchio verde, moretta tabaccata, germano reale, folaga, gallinella d'acqua, tuffetto, airone cenerino, garzetta, tarabusino, porciglione; tra i rapaci: sparviere, poiana, gheppio, falco pellegrino, falco di palude, allocco, barbagianni, civetta, assiolo.

Inoltre, si segnala la presenza della volpe, della donnola, del riccio, del ghiro, del topo quercino, del moscardino, della talpa e del mustiolo etrusco.

Flora

La vegetazione è caratterizzata dal fenomeno dell'inversione vegetazionale a causa della morfologia, a forma di catino, per la presenza di specchi d'acqua e di una falda acquifera superficiale e per l'elevata umidità nel fondo del cratere. Per tale motivo sull'orlo del cratere, più arido e assolato, cresce la vegetazione a macchia mediterranea, mentre sul fondo del cratere, prevale il bosco misto deciduo.

Queste alcune delle specie che si possono trovare nel cratere: castagno, farnia, carpino bianco, carpino nero, carpino orientale, olmo campestre, acero campestre, orniello, pioppo tremulo, leccio, erica arborea, mirto, corbezzolo, ligustro, salicone, cannuccia di palude, ninfea bianca. Alcune specie sono state introdotte dall'uomo e andrebbero eradicare: robinia, quercia rossa americana, pioppo del Canada.

 

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OASI NATURALISTICA DI MONTE NUOVO

L’Oasi Naturalistica di Monte Nuovo è una piccolo polmone verde situato a Lucrino, nel comune di Pozzuoli. Il Monte Nuovo è un cono piroclastico così chiamato perché è nato con l’ultima eruzione dei Campi Flegrei, manifestatasi con diverse avvisaglie in un periodo di bradisismo ascendente. Si formò, difatti, in un episodio esplosivo di notevole estensione, tra il 29 settembre e il 6 ottobre 1538 il quale provocò anche la distruzione del villaggio medievale di Tripergole, (importante centro per la cura degli infermi grazie all’abbondanza di acque termali) e mise in fuga la popolazione locale scampata alla tragedia.


L’eruzione del 1538

La formazione del Monte Nuovo rappresenta l’unica eruzione vulcanica avvenuta nell’area dei Campi Flegrei in epoca storica. Esistono numerose testimonianze che ci danno una precisa successione degli eventi che portarono alla nascita di questo vulcano. L’attività sismica, sempre presente nella zona, ebbe una progressiva intensificazione già nei due anni precedenti l’eruzione. Il 29 settembre del 1538 le acque del mare che bagnavano le coste di Pozzuoli, si ritirarono lasciando sulle spiagge emerse centinaia di pesci boccheggianti che furono subito raccolti con gioia dai pescatori del luogo. Ma il fenomeno celava l’imminente nascita di un vulcano. Nel giro di pochi giorni tutta la conformazione della zona subì una radicale modifica con l’innalzamento del monte nuovo e lo sprofondamento della zona costiera. Il villaggio di Tripergole e la vegetazione circostante furono completamente distrutti dall’eruzione e al loro posto rimasero due crateri aridi.

La flora e la fauna di Monte Nuovo dopo la devastazione

Con il passar degli anni vari fattori hanno modificato il paesaggio vulcanico che si era creato. Una fitta e eterogenea vegetazione, favorita dalle differenze geologiche e di umidità della zona ha ricoperto l’intero Monte Nuovo, sia nella parte esterna che all’interno del cratere. Possiamo riscontrare zone steppiche con graminacee e arbusti bassi e spinosi mentre nelle zone meno secche incontriamo piante sempreverdi come il mirto, lentisco e corbezzolo. Nella zona interna del cratere, che risulta più umida, c’è una fitta lecceta con roverella, ornello, castagno, felce aquilina e strati di muschio.

Le pendici esterne sono ricoperte da pini marini, erica e ginestre. Per la bella macchia mediterranea che si è creata, nel 1996 l’intera area è stata dichiarata Oasi naturalistica (accessibile a tutti).

I percorsi dell’Oasi naturalistica

I diversi percorsi dell’Oasi Naturalistica di Monte Nuovo, tutti ben segnalati con i tempo di percorrenza, vi fanno immergere in questa stupenda natura e vi danno la possibilità di ammirare vedute mozzafiato. 
 
Salendo alla cima del cratere dal versante Sud, il panorama va da Capo Posillipo a Nisida, dal centro di Pozzuoli a Capo Miseno e, in giornate limpide, arriva alla Penisola Sorrentina. Dal bordo si vedono le ripide pareti interne e il fondo del cratere che si può raggiungere percorrendo un sentiero immerso tra i pini.
 Un altro sentiero consente di fare l’intero giro dell’orlo del cratere, fino ad affacciarsi sul Lago d’Averno. Da qui si vedono i due laghi, punta dell’Epitaffio e l’isola d’Ischia.