NAPOLI: TEATRO BELLINI/PALAZZO REALE (26 GENNAIO 2023)

USCITA DEDICATA AGLI ALUNNI DELLE CLASSI TERZE/QUARTE/QUINTE PRIMARIA

IL 26 GENNAIO, PRESSO IL TEATRO BELLINI DI NAPOLI, ASSISTEREMO ALLO SPETTACOLO TEATRALE...

... HANSEL E GRETEL

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"Qualunque cosa accada io sono con te, Hansel!

 Qualunque cosa accada io sono con te, Gretel!”

Produzione "Il Teatro nel Baule" di e con Sebastiano Coticelli e Simona Di Maio

QUALCHE NOTA PER COMPRENDERE MEGLIO L'OPERA ...

Fratello e sorella, un legame indissolubile, un legame misterioso, fatto di complicità e sfide. Attraversiamo la fiaba dei Grimm portati per mano da due attori/narratori che si divertono come fratellino e sorellina a diventare e trasformare tutti gli elementi della scena.

Hansel e Gretel, lontani dalla mamma e dal papà , devono affrontare un viaggio nelle paure e nei misteri di ciò che non si conosce... Ci vuole coraggio per crescere e diventare grandi.

Lo spettacolo è una partitura di voci oggetti e luci, che dà forma a un'avventura pericolosa con momenti esilaranti e poetici e, come in tutte le più belle fiabe, il finale è sempre una vittoria.

Hänsel e Gretel è una fiaba tedesca riportata dai fratelli Grimm nella raccolta "Le fiabe del focolare".

La fiaba presenta numerosi punti di contatto con Pollicino di Charles Perrault. 

Ma lo sapete che esiste una differenza tra favola e fiaba?

DIFFERENZE TRA FIABA E FAVOLA

Fiaba e favola sono due generi narrativi e letterari ben distinti, spesso associati alla letteratura fanciullesca.

Si rivolgono infatti principalmente ad un pubblico infantile, anche se, dobbiamo ammetterlo, spesso piacciono e colpiscono anche gli adulti.

Favole e fiabe si differenziano per pochi ma ben definiti elementi: modalità di narrazione, ambientazione (luogo e tempo), personaggi coinvolti, messaggio o insegnamento che vogliono lasciare.

Fiaba: definizione, origine e caratteristiche

Il termine fiaba deriva dal latino volgare “flaba” che significa “racconto”.

Si tratta di una narrazione di medio-breve lunghezza che nasce dalla tradizione popolare ed è incentrata sulle vicende di personaggi ordinari, comuni e soggetti fantastici quali fate, mostri, draghi, orchi, giganti.

La fiaba trova la sua origine dalle credenze e superstizioni che spesso permeavano la vita della gente povera. Il linguaggio utilizzato è molto semplice, a tratti sgrammaticato, ma ricco di modi di dire, formule colloquiali e popolari, nozioni folcloristiche tipiche.

Per la narrazione si utilizza solitamente il racconto diretto, che conferisce un ritmo vivace, più adatto a narrare coinvolgendo. Le fiabe erano infatti tramandate oralmente di generazione in generazione.

La loro funzione principale è di intrattenimento, non solo per i bambini. Gli intrecci possono però contenere dei messaggi e degli insegnamenti sottintesi o degli esempi di comportamenti da emulare, risultando così anche formative ed educative, sebbene non sia questo il loro intento principale.

Favola: definizione, origine e caratteristiche

Il termine favola deriva dal latino “fabula”, che a sua volta trova origine nel verbo latino "for, faris, fatis sum, fari" che significa “dire, parlare, raccontare”.

Si tratta di una narrazione breve che ha come protagonisti animali o, meno comunemente, piante e oggetti inanimati. A seconda delle loro caratteristiche e dei comportamenti che mettono in atto, essi rappresentano vizi e virtù degli uomini.

Non a caso sono personaggi che, benché provenienti dal mondo animale, parlano e si comportano come persone alle prese con situazioni alle volte paradossali.

Anche la favola trova la sua origine nell’elaborazione del folclore e delle tradizioni, degli usi e dei costumi tramandati oralmente.

Le vicende possono essere narrate in versi o in prosa. Nella favola il linguaggio è più curato di quello della fiaba, forse anche per la diversa finalità dei due componimenti.

Lo scopo delle favole è fornire un insegnamento: trasmettono, attraverso una vicenda breve e semplice, una verità morale, relativa al giusto comportamento da adottare o ad un principio etico da seguire. 

Per questa caratteristica la favola somiglia anche al genere della parabola: in entrambe la morale è esplicita.

 

MA...... CONOSCETE LA STORIA DI HANSEL E GRETEL?

QUALUNQUE SIA LA RISPOSTA... VI PROPONIAMO LA STORIA INTEGRALE... COSI', QUANDO SAREMO A TEATRO, CAPIREMO SICURAMENTE MEGLIO

1)  QUESTA E' UNA PICCOLA SINTESI CHE POTRETE LEGGERE...

La fiaba è ambientata in una foresta della Germania durante il XVII secolo, in un periodo di carestia. I nomi dei protagonisti sono i vezzeggiativi di Hans, diminutivo di Johannes (che corrisponde all'italiano Giovanni), e di Gretel, diminutivo di Margarethe (nomi che in italiano trovano corrispondenza rispettivamente in Greta e Margherita).

Hänsel e Gretel, fratello maggiore e sorella minore, sono due bambini, figli di un povero taglialegna che si è risposato dopo essere rimasto vedovo. Visto che l'uomo non riesce più a sfamare la famiglia, la sua nuova moglie lo persuade a disfarsi dei bambini, quindi egli, con la scusa di farsi aiutare nel lavoro, li conduce nel bosco e li abbandona. I due però hanno origliato la sera prima la conversazione dei genitori, quindi si sono premuniti e hanno segnato il percorso con dei sassolini bianchi: seguendo la scia, riescono a ritrovare la strada di casa. La matrigna però non demorde e ordina al taglialegna di portare Hänsel e Gretel ancora più in profondità nel bosco il giorno seguente. Stavolta i fratellini non riescono a riempirsi le tasche di sassolini e tentano di usare al loro posto le briciole del pane che la matrigna ha dato loro per pranzo, che però vengono mangiate dagli uccelli; così, una volta che il padre li ha lasciati, i bambini si smarriscono. Vagando per la foresta, Hänsel e Gretel raggiungono una radura in cui sorge una piccola casa, che con meraviglia scoprono essere fatta interamente di dolci, in particolare di marzapane. Spinti dalla fame, i due ne staccano dei pezzi e li mangiano, finché non vengono sorpresi da una vecchietta, che fa capolino da una finestra. Molto affabile, questa li invita a entrare e i bambini accettano con gratitudine; la signora offre loro un'ottima cena e li fa coricare in morbidi letti. Al risveglio però la vecchia svela la sua vera natura: si tratta di una terribile strega, che, sfruttando come esca la sua casa di golosità, cattura i bambini per poi divorarli. La strega costringe Gretel a farle da sguattera e rinchiude Hänsel in una gabbia e lo mette all'ingrasso, intenzionata a mangiarlo per primo. Ogni giorno la vecchia tasta l'indice del ragazzino per controllare se sia ingrassato, ma Hänsel riesce a ingannarla: sfruttando il fatto che la strega è molto miope, ogni volta non le porge il suo dito ma un osso di pollo. In questo modo la strega non si accorge dell'inganno e si convince che il bambino sia sempre troppo magro. A un certo punto la strega perde la pazienza e decide di mangiarselo comunque, quindi accende il forno per cucinarlo ed ordina a Gretel di infilarci dentro la testa per verificare se è ben caldo. Gretel però capisce che, se facesse ciò, la strega richiuderebbe di colpo il forno per farla arrostire e divorare anche lei, e non cede all'inganno, fingendo di non capire; la vecchia, spazientita, infila la testa nel forno per mostrarle come dovrebbe fare, allora Gretel le dà una spinta e la chiude nel forno, lasciandola morire nel fuoco e facendo quindi quello che la malvagia donna avrebbe voluto fare a lei. I bambini si impadroniscono dell'oro che la strega nascondeva in casa e con esso fuggono. Arrivati a un lago lo attraversano con l'aiuto di un'anatra e giunti a riva seguono la strada che conduce alla loro casa, dove nel frattempo la matrigna è morta. Il taglialegna corre incontro a Hänsel e Gretel, che gli mostrano il tesoro della strega, grazie al quale padre e figli vivono felici per sempre, non soffrendo più la fame.

2)  SE CLICCHI SULL'IMMAGINE POTRAI ACCEDERE AD UN'AUDIOFIABA...

3) QUESTA, INVECE, E' LA FIABA INTEGRALE...POTETE LEGGERLA VOI, ALTERNANDOVI NELLA LETTURA, OPPURE ASCOLTARE LA VOCE DELLA MAESTRA CHE VE LA RACCONTERA'...

C’era una volta, ai margini della foresta della Turingia, una piccola casetta dove vivevano due fratellini, Hänsel e Gretel.

Il loro papà faceva il taglialegna e la loro mamma, oltre ad occuparsi di tutte le faccende domestiche, spesso lo aiutava nel lavoro.
Era stato un anno difficile, poche persone avevano avuto bisogno del lavoro del taglialegna, e nelle ultime settimane il cibo sulla loro tavola scarseggiava.

Spesso la sera, Hänsel e Gretel dalla loro cameretta, sentivano il loro povero papà piangere per la paura di non riuscire a guadagnare abbastanza da poter sfamare la sua famiglia.

Hänsel e Gretel si rannicchiavano sotto le coperte, tristi e con gli occhi lucidi.
– Dobbiamo fare qualcosa – mormorò Hänsel.
– Ma cosa possiamo fare noi due piccoli bambini? – rispose Gretel.
Dopo un lungo silenzio di riflessione, Hänsel propose:
– Possiamo andare nel bosco insieme al papà e aiutarlo nel raccogliere la legna.
– E’ una bella idea – rispose entusiasta Gretel.

Così il mattino seguente i due bambini si presentarono pronti per accompagnare nel bosco il loro papà, che li guardò orgoglioso per aver due bambini così volenterosi.
Si incamminarono quindi per il bosco, fino ad arrivare ad una grande catasta di legna. Il papà si fermò e con la sua ascia riprese il lavoro che aveva interrotto il giorno precedente.

Disse ai suoi ragazzi di raccogliere i rami più piccoli e ammucchiarli in un punto lì vicino.
I due piccoli iniziarono subito a correre di qua e di là raccogliendo tutti i rami che trovavano per terra. Il papà taglialegna, con la coda dell’occhio, li guardava felice e allo stesso tempo divertito.

Hänsel e Gretel svolgevano il loro compito in maniera molto diligente, finchè ad un certo punto Hänsel gridò:
– Guardate, una lepre!
Gretel e il loro papà si girarono verso di lui, era proprio una bella lepre che si era fermata sulle due zampe a guardarli incuriosita.
– Posso rincorrerla papà? – chiese Hänsel.
– Anche io! – aggiunse Gretel
Il loro papà li guardò, sorrise e disse:
– Va bene, ma non allontanatevi troppo! – “chissà mai che non la acchiappino così stasera mangiamo un bel leprotto arrosto” pensò rimettendosi al lavoro.

I due scattarono subito verso la lepre che immediatamente si mise a correre a zig zag tra gli alberi. Anche Hänsel e Gretel erano veloci ma ben presto la lepre svanì dalla loro vista.
I due bambini, senza rendersene conto, per qualche tempo credettero pure di starle dietro, cercando di indovinare la strada che aveva percorso, poi di colpo Gretel si fermò.
– Dove siamo Hänsel? – disse con la voce ansimante per la corsa.

Hänsel si fermò anche lui, spaesato, si guardava intorno cercando di ritrovare la direzione da dove erano venuti, ma non riusciva a riconoscere niente intorno a sè, nessun albero, nessun arbusto.
– Siamo… siamo… – Hänsel cercava di dire qualcosa di rassicurante alla sua piccola sorellina mentre con lo sguardo perlustrava i dintorni, quando finalmente gli parve di riconoscere uno scorcio familiare – andiamo di là – disse con convinzione.

I due camminarono tra la fitta vegetazione fino ad un tronco abbattuto a terra, lo scavalcarono e si ritrovarono su un piccolo sentiero battuto. I loro cuori si riempirono di sollievo, certi che quel sentiero li avrebbe riportati a casa.

Camminavano spediti, l’uno accanto all’altra, pensando alla lepre sfuggita e alle risate che si sarebbe fatto il papà quando li avrebbe rivisti tornare a mani vuote, finché non arrivarono ad un bivio.

Si guardarono in faccia incerti, poi decisero per il sentiero di destra. Accelerarono il passo e si presero per mano. La giornata stava volgendo al termine, e la grande foresta silenziosa diventava sempre più buia.

Nell’aria iniziava a spargersi uno strano odore dolciastro e senza accorgersene finirono per seguirlo d’istinto.
Gretel iniziava ad avere paura – ci siamo persi… – mormorava al fratello, ma quando ormai stavano entrambi perdendo la speranza di riuscire a ritornare a casa, intravidero un grande slargo nella foresta.

Al centro di questo slargo c’era una buffa casetta azzurra, dal tetto rosa confetto e la porta e le finestre cicciotte come salsicce.
Hänsel e Gretel si avvicinarono di corsa e quando erano ormai praticamente sulla soglia della porta, si accorsero che l’intera casa era fatta di dolcissimo marzapane!

Presi dai morsi della fame, i due staccarono un piccolo pezzetto dal muro e iniziarono a mangiarlo, piano, con timore. Quando furono certi che il marzapane era vero ed era anche buonissimo, ne presero manciate sempre più grosse.
Ne mangiarono fino a riempirsi le pance e stavano per afferrarne un altro pezzetto quando la porta di cioccolato della casa si aprì.

Una vecchietta con gli occhi socchiusi, probabilmente miope, disse con voce forte e minacciosa:
– Chi siete, cosa volete?!
Hänsel e Gretel spaventati fecero un balzo all’indietro e si abbracciarono forte.
– Ci scusi tanto signora, siamo solo due poveri bambini che si sono persi nella foresta, e spinti dalla fame abbiamo dato qualche morso alla sua casa di marzapane… ci perdoni… – disse Hänsel.

La vecchietta sentendo queste parole cambiò subito espressione, e la sua voce si fece molto dolce – Oh poveri miei bambini, vi siete persi! Potevate bussare, vi avrei offerto una calda zuppa fumante… ma venite, venite vi prego, non vorrete passare la notte qua fuori al freddo… questa sera potrete dormire da me.

I due bambini, immensamente grati per la cortesia della vecchina, entrarono. La casa era piccola ma accogliente e riccamente decorata, piena di suppellettili d’oro e d’argento, e molti altri ornamenti avevano addirittura pietre preziose incastonate.
Si accorsero subito che la vecchietta non ci vedeva molto bene, perchè per trovare e dare loro un pezzo di pane e del latte andava cercando a tastoni per tutta la cucina.

Dopo la cena li accompagnò in una piccola stanzetta con due lettini, dove Hänsel e Gretel si coricarono e la vecchina diede loro la buonanotte. I due bambini, dopo quella lunga e stancante giornata, caddero in un sonno profondo.

Al mattino seguente Hänsel si svegliò, si stiracchiò un poco ma si accorse subito che non riusciva a muoversi bene. Poi, aperti meglio gli occhi, capì che qualcosa non andava: era rinchiuso dentro ad una grossa gabbia appesa sopra la cucina. Subito prese a gridare.
– Gretel! Gretel!

Un istante dopo comparve la vecchietta che spintonava Gretel fin sotto la gabbia di suo fratello.
– Tieni! Dai da mangiare a tuo fratello che deve diventare bello grassottello, così poi potrò farmi un bell’arrosto gustoso! – rise malignamente le vecchia, che uscì dalla stanza.

Gretel si avvicinò alla gabbia di Hänsel e gli passò un piatto con un bel pollo arrosto ancora fumante.
– La vecchietta è in realtà una strega cattiva… – mormorò Gretel – mi ha detto che vuole farti ingrassare per poi mangiarti… – continuò la piccola scoppiando a piangere.
– Non piangere sorellina mia, vedrai che riusciremo a cavarcela in qualche modo – cercò di rincuorarla Hänsel, prendendole e stringendole la mano attraverso le sbarre della gabbia. Poi osservò il pollo e gli venne un’idea…

La vecchia strega passava tutto il giorno a preparare deliziose pietanze da far mangiare ad Hänsel, mentre usava Gretel come sguattera per tenere in ordine la casa.
Ogni sera poi andava sotto la gabbia appesa di Hänsel e gli ordinava di porgerle il dito così da poterlo tastare e sentire se fosse ingrassato abbastanza da infilarlo nel forno e farci un bell’arrosto.

Ma Hänsel sapendo che la vecchia strega era quasi cieca, invece di porgere il suo dito, le porgeva un osso di pollo. La strega tastava l’osso e si rendeva conto che il bambino non era ingrassato per niente.
– Com’è possibile che non ingrassi mai con tutte le leccornie che ti cucino?! Vabbè, vedremo domani… – e se ne andava via sbuffando.

Continuò così quasi per un mese intero, finchè una sera, dopo aver tastato ancora il finto dito di Hänsel, la strega andò su tutte le furie:
– Non è possibile che non ingrassi mai bambino! Ora sono stufa! Ho deciso che ti mangerò lo stesso! – urlò.
E così riempì il forno di legna e lo accese mentre Gretel osservava la scena impietrita e terrorizzata.
– Tu! – gridò la strega rivolta a Gretel – infila la testa nel forno e controlla che sia ben caldo!

Gretel intuì al volo che se solo si fosse avvicinata al forno la strega avrebbe buttato dentro anche lei.
– Non ho capito cosa devo fare… – disse con un filo di voce Gretel.
– Infila la testa nel forno e controlla che sia ben caldo! – tuonò la strega.
– Ma io non so come si fa! – rispose Gretel.

La strega, in un impeto d’ira e al colmo della rabbia, la prese per il vestito, la strattonò fin davanti al forno e le disse:
– Guarda come si fa, incapace! – aprì lo sportello del forno infilandoci la testa.
Gretel come un fulmine diede un forte spintone alla strega, che barcollò e cadde dentro al forno, dopodichè chiuse con forza lo sportello.

Per la strega ormai non c’era più niente da fare.

Gretel corse da suo fratello e lo liberò dalla gabbia.
– Sei stata fantastica Gretel! – i due si abbracciarono forte.
Fecero un fagotto con del cibo e tutto l’oro e l’argento e le pietre preziose che riuscirono a portare via, dopo di che ripresero il sentiero per la foresta.

Camminarono per ore, senza sapere dove andassero realmente, quando all’improvviso sopra le loro teste comparve uno stormo d’anatre disposte a “V” come ad indicare una direzione.
– Guarda Hänsel! – gridò sorpresa Gretel.
– Sembra un segno, forse dovremmo seguirle! – rispose Hänsel.

E così fecero. Camminarono spediti fino ad arrivare ad un fiume.
– Questo fiume lo riconosco! – disse Hänsel.
– E’ vero, è il fiume che passa vicino casa nostra! – esclamò Gretel.

I due iniziarono a correre fino a raggiungere il sentiero che portava dritto a casa loro, dove sulla soglia della porta li stavano già aspettando la mamma e il papà che non avevano mai smesso di pregare per il loro ritorno.

Si abbracciarono tutti felici e pieni di gioia, i due bimbi raccontarono la loro terribile avventura, ma grazie a tutto l’oro e l’argento che avevano sottratto alla strega cattiva, non avrebbero mai più sofferto la fame.

E vissero tutti felici e contenti.

E ADESSO QUALCHE NOTIZIA STORICA SUL...

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...TEATRO BELLINI

Nel 1864 l'avvocato napoletano barone Nicola Lacapra Sabelli commissionò all'architetto Carlo Sorgente la realizzazione di un teatro  nell'ambito della cosiddetta bonifica delle Fosse del Grano, un piano di ristrutturazione urbanistica della zona comprendente il Museo Nazionale, Port'Alba e il Conservatorio di San Pietro a Scampia, dove in quegli stessi anni furono costruite anche l'Accademia delle Belle Arti e la Galleria Principe di Napoli.

L'architetto realizzò un teatrino a pianta circolare, con un solo ordine di palchetti e due ordini a loggia continua, capace di ospitare 1200 spettatori; fu inaugurato il 13 novembre 1864 con l'esibizione del Circo Guillaume (della famiglia di Tontolini), e fino al 1869 ospitò soprattutto spettacoli circensi ed equestri e qualche rappresentazione lirica.

Negli anni successivi il barone volle ampliare il teatro e sistemarlo per rappresentarvi soprattutto opere liriche, e chiese all'architetto Sorgente di ristrutturarlo ispirandosi all'Opéra-Comique di Parigi. Nacque così un teatro con pianta a ferro di cavallo, cinque ordini di palchi e un ordine a loggia continua, decorazioni di Giovanni Ponticelli, Pasquale Di Criscito e Vincenzo Paliotti, e il ritratto a olio di Vincenzo Bellini di Vincenzo Migliaro, posto tra due figure alate al centro dell'arcoscenico. L'inaugurazione si tenne nell'autunno del 1878 con la messa in scena de I Puritani dello stesso Bellini, cui il teatro fu dedicato. Nel 1879 il teatro ospitò la prima italiana della Carmen di Bizet.

Il teatro visse anni di grande splendore, ma nel dopoguerra andò incontro ad un inesorabile declino. Nel 1962 vi fu rappresentato l'ultimo spettacolo, un Masaniello con Nino Taranto; l'anno dopo, a quasi un secolo dalla fondazione, chiuse, o meglio diventò un cinema di bassa lega.

Nel 1986 il teatro fu acquisito da Tato Russo, che ne fece la sede della propria compagnia nell'intento di riportarlo agli antichi fasti. La nuova inaugurazione ci fu nel 1988, con la rappresentazione de L'Opera da tre soldi di Bertolt Brecht, che diede inizio ad una serie di fortunate stagioni teatrali. Tato Russo ha svolto il ruolo di direttore artistico del Teatro Bellini per 21 anni e lo ha riportato al rango di Istituzione culturale producendo numerosi allestimenti. Sotto la sua direzione, il teatro ha visto in scena i più importanti artisti italiani e internazionali.

Nel 2010 la gestione è passata ai figli dell'artista.

DOPO LA PAUSA PRANZO VISITEREMO...

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